A tu per tu col Presidente

1) In questo periodo tormentato dal Covid, molti ‘presidenti’ hanno avuto difficoltà nella gestione degli eventi e delle situazioni. Tu come lo stai vivendo?

Da subito, appena eletto, ho cercato di capire il quadro generale della situazione pandemica rispetto all’attività di un’associazione come la nostra. All’inizio mi ero focalizzato – come del resto tutti noi –  a capire quali atteggiamenti osservare per evitare il contagio e non esserne la causa. Per mia fortuna ho potuto continuare a lavorare durante la pandemia, ma dal punto di vista atletico ho osservato il lockdown e non ho messo le scarpe per correre per ben due mesi. Appena eletto, quindi, ero abbastanza consapevole del quadro delicato, delle gare annullate, dell’inattività fisica da parte di tutti gli sportivi, in aggiunta a singole situazioni di disagio sia lavorativo che psicologico.

Ho cercato un approccio soft mandando messaggi validi per tutti in generale e – a seconda delle risposte – ho cercato di capire la situazione singola. E devo dire che i primi mesi sono stati davvero duri: pochi rispondevano e molti abbandonavano i social…. In quel momento ho capito che il presidente di un gruppo, di un qualsiasi gruppo, deve dare una linea direttiva, ma al tempo stesso deve condividere con i suoi iscritti la direzione. E piano piano è iniziata l’operazione di ‘recupero’, l’instaurarsi del rapporto singolo, della presa di fiducia e della consapevolezza.

Inoltre l’innovazione con l’inserimento del gruppo camminatori è un’ulteriore prova della voglia di aggregazione e di fare attività motoria delle persone. Il compito di un presidente è cercare di recepire i bisogni del singolo: ho avuto modo di condividere con altri presidenti questa esperienza e l’elemento che ci unisce è proprio questo, nell’ottica di  non disperdere tutto quello che è stato creato negli anni.

2) Il tuo concetto di ‘corsa’: agonismo o stile di vita?

Per me la corsa è vita, è espressione del mio modo di essere, è il racconto di me stesso. Ho iniziato a 13 anni con mio padre contrario, come tanti genitori dell’epoca, ho vissuto l’atletica quella vera fino ai 20 anni e ho fatto l’allenatore, il dirigente, l’organizzatore e – ora – il presidente. Ho quindi, una visione completa dei diversi modi e motivi con cui si corre. Ho vissuto l’agonismo in età giovanile dove potevo anche vincere la gara e, tornare a casa con una medaglia, era una rivincita su mio padre e la dimostrazione stavo facendo una cosa sana, che si coniugava bene anche con la scuola. Nella seconda parte della mia carriera, e quindi fino ad oggi, la corsa è diventata ‘stile di vita’, socialità ma al tempo stesso individualità: un modo di stare in gruppo o solo con te stesso, a seconda del tuo umore e del tuo obiettivo. Nelle gare ogni tanto esce il vecchio spirito agonista, ma più come sfida con se stessi che con gli altri.

3) Tu e la comunicazione: quanto è importante ‘passare’ un  messaggio e farne cogliere il perfetto significato?

Lavoro nel mondo dei media da 32 anni ed essere il portatore principale di comunicazione in un gruppo è un’attività diversa, piena di sfumature. Diventando presidente ho dovuto fare in modo di far capire il mio modo diverso di vedere la nostra associazione, rispetto ai presidenti che mi hanno preceduto. Loro hanno lavorato molto bene negli anni e hanno portato la Running Evolution ad essere una grande società, ma io ho l’ambizione di fare un’ulteriore passo avanti. Vorrei creare una socialità diversa, una condivisione più partecipata dei nostri progetti, allargare le nostre attività: un percorso comune di crescita collettiva.

Per fare questo la comunicazione ha un ruolo fondamentale: devi riuscire a vincere la resistenza di chi è abituato a vivere la RE in un certo modo, devi dare fiducia a chi vuole essere più presente, devi essere pronto ad ascoltare e a modellare la tua risposta alle esigenze degli interlocutori. I social sono un’arma a doppio taglio: ti permettono di raggiungere rapidamente tutti, ma in maniera trasversale, bisogna saper usare le parole giuste che possano essere lette da tutti coloro che leggono.

4) Le donne e il Running: ancora poche iscritte nelle associazioni e nelle gare rispetto agli uomini.  In questi ultimi tempi, non si fa che parlarne a tutti i livelli.  Pensi di fare qualcosa in tal senso?

Con il nuovo gruppo dei camminatori – formato essenzialmente da donne –  abbiamo avuto un incremento di iscritte. Sono arrivate anche delle nuove atlete che – prima o poi – riusciremo a far gareggiare la domenica e abbiamo creato una chat dedicata alle donne. Propongo alle nostre ‘orange’ di essere loro stesse portatrici di idee, di progetti e quant’altro. Da parte mia e del direttivo, troveranno piena collaborazione nel definire insieme un percorso di crescita e condivisione del mondo femminile.

5) Il tuo sogno nel cassetto da Presidente…

Ho avuto la fortuna di poter soddisfare tanti sogni, altri ne ho ancora nel cassetto e che – prima o poi -ritirerò fuori:  scrivere un libro, un romanzo, oppure un qualcosa legato a tutte le mie esperienze, magari sulla mia vita nel mondo della corsa.

Da Presidente il mio sogno è quello di far crescere questo bellissimo gruppo, di portarlo oltre i 15 anni, che stiamo festeggiando in questi giorni, in maniera sana e partecipata. Di riunire attorno a noi sempre più appassionati e persone che si alzano dai divani e fanno attività motoria e sportiva.

Ma il sogno dei sogni è quello legato ai ragazzi: sogno la creazione di un settore giovanile tutto nostro. Sogno di stare al ‘Paolo Rosi’ di Roma con ragazzi in canotta orange che gareggiano nelle discipline più disparate, dal lungo ai 100m, ai 3mila siepi. Potrò dire di aver raggiunto il mio obiettivo, quando potremo vedere un nostro ragazzo vincere un campionato italiano. E so che succederà.

 

 

 

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