Corrono le fesserie

Come tutti credo sappiate, la terra non è affatto tonda ma è piatta, esattamente come nelle rappresentazioni cartografiche. Ed è per questo motivo che, in realtà, nel luglio del 1969, non è avvenuto alcuno sbarco sulla Luna. Il film “Capricorn One” raccontava il vero.

Ogni giorno ne scopriamo di nuove. Di fesserie, intendo.

La penultima è quella che racconta di una diversa “densità” del sangue dei vaccinati rispetto a coloro che non hanno voluto costituire oggetto delle sperimentazione di Big Pharma.

In particolare, vi si troverebbe del grafene. L’obiettivo è quello di inserire negli organismi della popolazione mondiale un sistema di controllo “remoto” consistente in una micro-antenna costituita da nanotubi di atomi di carbonio che, assorbiti dal cervello, consentirebbero detto controllo.

Era dai tempi di X-Files che le teorie complottiste non trovavano un elemento interessante. In effetti, il grafene, con questo nome esoterico (io avrei scelto il fullerene, che suona perfino meglio), si presta efficacemente ad immaginare delle antennine che, con il 5G, controllino il cervello dei vaccinati.

Peccato che tutto ciò sia nato da due errori di prospettiva: il primo è uno studio teorico in cui il grafene ipotizzato applicabile alla bisogna è costosissimo e può essere prodotto solo da poche strutture tecniche al mondo. Il secondo è che, laddove si associava il grafene al plasma, con quest’ultimo termine non si intendeva affatto un elemento del sangue quanto un metodo di “fabbricazione”. Le tagliatrici al plasma, per chi sa cosa sono, non funzionano di certo a base ematica.

In effetti si stanno sperimentando terapie antitumorali con il grafene (per fornirne direttamente all’interno della scatola cranica), ma al momento, attraverso il sangue, non è possibile valicare la barriera ematoencefalica che protegge il cervello dalle infezioni. Un vaccino contenente grafene non potrebbe arrivare al cervello né, data la sua misura infinitesimale, è in grado di alterare la struttura sanguigna. Insomma, tutto sulla fiducia.

Per poter dialogare è necessario, almeno sugli elementi rilevanti, porre alla base alcune “certezze” condivise. Se il mio interlocutore non mi ritiene un essere umano, ma un alieno venuto da Vega, è chiaro che, benché possa esprimere il suo parere, non avremmo evidenti punti di contatto. E’ come se si parlassero due lingue diverse. Finché, a gesti, non si spieghi di “cosa” stiamo parlando, lo sforzo sarà vano.

In questo esempio, tuttavia, c’è un errore evidente. Per ciascuno dei due discorrenti la propria lingua è legittima, cioè, si può intendere o meno, non può essere messa in discussione nella sua “essenza”. Con i complottisti, invece, è come se si usasse la neolingua di Orwell: le parole non hanno più il significato condiviso e, quindi, non uniscono ma dividono.

Alla fine, magari si scopre che hanno ragione loro. E chi vi scrive, pilotato a distanza da Big Pharma, è lo strumento per farvi credere che questo è il sito dei Running Evolution mentre è da tempo che il nostro Visitor-capo si spaccia per Giampiero. Non corretegli troppo vicino, potrebbe avere appetito e non riuscire a trattenersi.

[Riferimenti cinematografici: John Carpenter, Essi vivono, 1988; John Carpenter, La Cosa, 1982; Brian Yuzna, Society – The Horror, 1989]

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