Distanza e presenza

I podisti sono, tra gli esseri umani senzienti, quelli che sono più attenti al concetto di distanza (l’altro è “velocità” e se ne discorrerà in un altro momento).

Noi abbiamo sempre presente la distanza che separa due luoghi e, provvediamo, a misurarla. Non ci accontentiamo di misurarla “ad occhio”, ma – attraverso sofisticati strumenti collegati con il Grande Fratello satellitare – vogliamo essere assolutamente certi che 10K siano, esattamente, 10 chilometri, né un metro di più, né un metro di meno. Ne va del confronto con i risultati passati e con le aspettative future.

Ogni tratto di strada deve essere misurato. E questo ci aiuta in tutti i ragionamenti successivi: dalla velocità, alle ripetute, alle variazioni, alle pendenze, alle performance.

Con la pandemia tuttavia è invalso un utilizzo del termine “distanza” come contrapposto a quello di “presenza”.

In realtà, se ci pensate per un momento, le persone che seguivano la didattica “a distanza” erano comunque contestualmente presenti; quello che mancava era l’interazione fisica, derivante dalla prossimità. In altre parole, non ci si poteva toccare, né svolgere quel dialogo informale, basato sugli atteggiamenti e sulla postura, e non sulle parole. Tutto il resto non mancava.

Nelle nostre gare la distanza e la presenza sono entrambi assicurati, in più accezioni. Sia ragionandoli in termini meramente spaziali che in termini inclusivi. Messo da parte lo spazio che separa la partenza dall’arrivo, possiamo verificare una presenza-distanza da tutti gli altri partecipanti. Con alcuni di questi la “presenza” è una relazione di prossimità mentre, con altri, per esempio i top runner, non sappiamo se e dove siano. Chiaramente ci sono ma, per la nostra esperienza, è come se non ci fossero visto che non rilevano né in termini di “distanza” che in termini di “presenza”.

Accade il contrario con quelli che sono attorno a noi: siano essi conosciuti o sconosciuti, sono ad una certa distanza e la loro presenza è un elemento di inclusività.

Quante volte avete corso “assieme” ad un perfetto sconosciuto, anche senza dire una sola parola, riducendo la distanza personale e, presenti, vicendevolmente?

Si tratta di essere “in relazione” anche se motivata dal momento contingente. Così facendo dimostriamo la capacità di costruire relazioni e di “abitare” gli spazi di una attività sportiva all’insegna dell’inclusività, della vicinanza invece che della lontananza. In questo contesto, presenza e distanza, pur senza potersi sovrapporre, tendono ad avvicinarsi asintoticamente.

[Colonna sonora: Roxy Music, Avalon (Ruud’s Extended Edit); Bachman Turner Overdrive, You Ain’t Seen Nothing Yet; The Cure, Close to Me (12″ Dance Remix)]

 

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