Federico Iacono

Il nostro Federico Iacono ci racconta i suoi esordi, gli allenamenti, la cura del proprio fisico e le gare più belle che ha fatto finora ma anche quelle che ha in programma …

 

Ho al mio attivo 300 gare ufficiali, di cui 250 con la canotta orange. 56 anni fa nascevo su un’isoletta in mezzo al mare, nel golfo di Napoli, da dove provengo. Ischia è proprio la mia isola felice, appena posso faccio un salto per rigenerare mente e corpo.

Sapevate che l’ingresso al porto, dove ormeggiano le navi, è un cratere vulcanico oramai spento? Ma sull’isola le attività vulcaniche sono ancora attive attraverso sorgenti termali, fumarole e sabbia calda. Queste ultime si dice facciano molto bene per riprendersi da infortuni seri ma il mio consiglio sono i centri benessere: rilassatevi su un lettino e fatevi massaggiare perché il massaggio, soprattutto quello a scopo teraupetico, è di grande aiuto a chi pratica la corsa. L’azione della corsa è fatta di continue e ripetute contrazioni muscolari e il massaggio migliora la flessibilità muscolare e riduce il rischio di infortuni.

Ho sempre corso da bambino ma l’attività agonistica è iniziata nel 2009 con la  Running Evolution. Non c’entrava la voglia di dimagrire bensì il suggerimento del mio carissimo amico e collega di lavoro Angelo Marzella che ora si dedica alla Mountain Bike, anche con ottimi risultati.

Ricordo ancora la prima gara, era il 19 aprile 2009 e si correva il Vivicittà (una manifestazione che si svolgeva contemporaneamente nelle più importanti città italiane) con partenza e arrivo sul viale delle Terme di Caracalla adiacente allo Stadio Martellini. Tutta la gara insieme ad Angelo che mi ha accompagnato dandomi il benvenuto in questa bellissima famiglia dei Castelli Romani dove lui era già iscritto da qualche tempo. Ricordo ancora un’altra gara bellissima, nel 2011, quando Fausto Giuliani aveva il tempo allenarsi: si correva la Vola Ciampino: l’avevo tirata alla morte e stavo per tagliare il traguardo quando lo speaker annunciava che dietro di me in rimonta stava sopraggiungendo Fausto, mi è bastato voltarmi  che già ce lo avevo dietro le spalle; ho dato tutto quello che non pensavo di avere più e sono riuscito a chiudere la gara avanti a lui piegato sulle gambe: il Presidente avrebbe voluto mangiarsi lo speaker ahahaha , che risate….

Non pratico altri sport ma questo mi ha dato ottime soddisfazioni nelle tante gare cui ho partecipato (14 maratone compresa New York e 60 mezze maratone); ci sarebbero da raccontare tante storie ma, per stimolare corpo e testa, quella più bella è sempre quella che devi ancora fare e allora quest’anno avevo pensato di iniziare il circuito “SUPERHALFS”, 5 mezze maratone europee (Lisbona, Praga, Copenaghen, Cardiff e Valencia) da completare in 3 anni. Ero già iscritto alla mezza di Lisbona del 22 marzo e poi avrei corso anche Valencia ad ottobre con la nostra società che era intenzionata a promuovere questa gara. Sappiamo tutti come è andata a finire, però non voglio perdere questo obiettivo e spero proprio di raggiungerlo.

Vorrei dare qualche suggerimento, non per le mie capacità, molto meno performanti di un tempo, ma per esperienza acquisita. Condivido il pensiero di un grande preparatore atletico che conosco il quale per migliorarsi consiglia – dopo questo periodo di detenzione COVID, dove ci siamo adattati ognuno all’interno delle proprie case (vero Mauro Roscioli?) e nei circuiti ricavati per mantenere come meglio potevamo il motore acceso – di concentrarsi ora sulla capacità di mantenere il corpo attivo per un tempo molto più lungo, sostenendo un lavoro più intenso possibile.

Bisogna correre più forte: quindi suggerisco dopo un riscaldamento di 20 minuti e stretching, ripetute (almeno 5) da 1.000 mt. distanziate con recuperi da fermo di 3 minuti, una volta a settimana, oltre le solite corsette da 50/60 minuti, alternate in settimana successiva con altre ripetute però in salita da 200 mt. con la stessa modalità delle altre.

Per fare questi lavori bisogna metterci tanta forza di volontà e costanza ma soprattutto riuscire a fare gruppo (pur garantendo il famoso distanziamento sociale) perché insieme si riesce più facilmente a svolgere allenamenti pesanti.

Qui  si incontra la sfida più appassionante per tutti: quella che ci spinge a dimostrare che possiamo davvero migliorare più di quanto pensassimo. E anche se può apparire retorica, su questa riflessione si basa l’idea secondo cui siamo sempre in lotta con noi stessi, più che con i nostri compagni di allenamento che in realtà devono impegnarci quando saremmo tentati di mollare l’obiettivo. Bisogna resistere di fronte alle difficoltà senza lasciarsi scoraggiare. Così come la capacità di moderare il nostro passo cercando di rispettare il nostro ritmo, evitando di seguire qualcuno più forte o volendo anticipare i tempi delle nostre tabelle. Perché dare ritmo è una questione di volontà; quando arriverà la crisi sarà in quel momento che dovremmo essere capaci di dare una sferzata per riprendere in mano le redini. Non esistono istruzioni per l’uso, ma dobbiamo trovare il giusto equilibrio nel ritmo.

Un abbraccio a tutti e buone corse!

 

 

 

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