Intorno al Caos

Semplificazione. Un invito a rendere più frendly, “maneggevole” il contesto, qualunque sia la sua natura. Gli americani hanno coniato un fortunato neologismo che disegna il fenomeno: Kiss (ossia, Keep it simple, stupid!).

Purtroppo – se tornate, per un attimo, indietro nel tempo – perfino un bacio è stato molto più difficile di quanto si immaginava. Mi tocca, dunque, “smontare” un altro luogo comune.

La vita è – anzitutto – complessità. Ogni cosa che ci circonda è complessa. Anche se è inanimata.

Non riusciamo ad avere una spiegazione convincente né dell’infinitesimale subatomico né dell’immensamente grande. Crediamo di poter “capire”, mentre, in realtà, qualunque specialista vi confesserebbe che brancoliamo nel buio, fornendo una spiegazione la cui dimostrazione è solo del tutto teorica, destinata a finire al macero, come la sua dotta dissertazione che la contiene, non appena sorge qualche altra impostazione maggiormente convincente.

Quello che, però, ci spaventa di più è ammettere, in cuor nostro, che i sistemi complessi non sono solo difficili (da comprendere) ma sono pure ingovernabili. La difficoltà è data dalla complicazione per giungere alla soluzione. La complessità non è risolvibile senza alcuni artifici che danno per presupposte delle “reazioni” di deviazione standard quando, in realtà, tale “deviazione” la inseriamo noi per convenzione e, quindi, per rendere meno complessa la funzione da investigare. Effettuiamo una scommessa invece di ragionare su una certezza.

So che avete già la testa piena di punti interrogativi. Del resto, un runner non necessariamente è un cultore di sistemi non lineari. Ma, un esempio, fa sempre bella figura.

Prendiamo le previsioni del tempo. Negli anni ’50 si credeva che aumentando la potenza di elaborazione di informazioni avremmo potuto predire il futuro (almeno quello atmosferico). Ebbene, dopo una spesa di trilioni di dollari a vantaggio della beneamata Cray Inc, si è compreso che è vero che un battito di ali di una farfalla a Pechino provoca una tempesta nell’Isola di Pasqua.

Ed ecco il trucco. Vi si dice che le previsioni sono mediamente attendibili solo sul breve periodo. La complessità intrinseca della funzione, per via del numero infinito di variabili che interagiscono tra loro (senza che conosciamo compiutamente né il loro numero né le modalità di interazione), viene “ridotta” accorciando il campo di indagine a pochi giorni. A queste si aggiunge la sovrapposizione delle serie storiche, immaginando qualche forma di ricorrenza negli accadimenti. La miscelazione “sapiente” di queste due “tecniche” serve a prospettare una soluzione potenziale di un problema irrisolvibile.

Tutto ciò è brillantemente rappresentato da Jurassic Park (il libro, non il film) in cui è chiaro come la non linearità degli avvenimenti e la loro concatenazione casuale (e non necessariamente causale, alla fine) determina degli effetti inattesi.

Si parla, al riguardo, di caos “creativo” ed è vero. Il Caos fa nascere nuove situazioni.

Di recente, si contrappone la “semplessità”, ossia una complessità alla fin fine decifrabile perché costituita da una sapiente miscellanea di strutture semplici. L’esempio di scuola è costituito dalle conosciute “fughe” di Bach. Iniziano semplici e poi, via via, i suoni, nel loro articolarsi delle forme dei contrappunti, si dipanano in volute complesse che, però, seguono una logica rigorosa.

Anche la nostra corsa è complessa o meglio è semplessa. E’ un sistema, nel quale abbiamo l’impressione di dominare tutto. Invece, a cominciare dalle decisioni in gioco, dalla coordinazione dei movimenti, al “controllo” dell’ambiente circostanze (pensate, per un attimo, alle difficoltà di non scontrarsi con altri podisti durante le gare): un mondo di variabili si combinano, senza posa, per un risultato che, a prima vista, ci sembra quasi banale. Scomponendo i fattori, certamente sono semplici ma non il risultato finale, aperto a molteplici possibilità, come le previsioni del tempo.

In fin dei conti, cosa c’è di più semplice di mettere le scarpette ed andare a correre?

Ora sapete che si tratta solo di una impressione. Che, peraltro, potrebbe essere del tutto erronea.

[M. Crichton, Jurassic Park, Milano, rist., 2012; A. Berthoz, La semplessità, Torino, 2011; J.S. Bach, L’arte della fuga (BWV 1080). Vedine un saggio da parte del genio di G. Gould, in https://www.youtube.com/watch?v=4uX-5HOx2Wc]

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