La corsa autarchica

E’ partito il governo di Giorgia Meloni, novello Presidente del Consiglio. Si preannuncia una corsa “autarchica”, di quel “bastare a sé stessi” che sembrava solo una pagina di storia coperta dalla polvere del tempo.

Invece, forse occorre ricredersi e le “parole” valgono quanto gli atti, se destinate a sostituirli.

Si tratta, più o meno, di marketing (ehm … propaganda) che suona, più o meno, come l’impiego del termine “runner” in luogo di “corridore” o di “podista”.

In effetti, il gusto anglofilo ci fa diventare tutti più veloci mentre, con l’italiano, sembriamo già più tapascioni di quanto non siamo realmente. Non è un caso che la nostra lingua sia usata quale terminologia “tecnica” nella musica lirica: un grande nostro vanto, anche in termini di bellezza della nostra librettistica. Ma nello sport, un pochino meno e non è difficile comprenderne il perché.

Da quando abbiamo svoltato a destra, sono sorti i ministeri delle imprese e del Made in Italy e, soprattutto, il ministero dell’agricoltura e della sovranità alimentare (copiato dai vicini francesi).

Senza che nessuno abbia osato notarlo, l’espressione “Made in Italy” celebra indirettamente proprio quell’esterofilia che si intende avversare, anche se “Fatto in Italia”, avrebbe contraddistinto –  in modo incomprensibile nel resto del Mondo – un nostro connazionale dedito all’abuso di sostanze psicotrope. Vedremo se i nostri “marchi” rinunceranno alla delocalizzazione ed all’impiego di lavoratori del sudest asiatico pagati con stipendi da fame.

La “sovranità” alimentare, antitetica alla globalizzazione di cui ci si è riempita la bocca per decenni, appare invece una scelta quasi “talebana” ed “integralista”, quando tutti sanno che, per la maggior parte dei prodotti, ci rivolgiamo all’estero. A parte quelli che non produciamo proprio, anche per molti altri siamo debitori di quanto di meglio viene realizzato altrove. Un esempio? Il grano con cui si produce la nostra ottima pasta, per un buon 40%, proviene dall’estero (Francia, Canada, Messico, California, etc.), per cui nonostante l’idea della pasta “Balilla” suoni suggestiva, la realtà produttiva è ben diversa, sin dai tempi del compianto Senatore Cappelli.

Di seguito, secondando questa “deriva” nazionalista, e cominciando dall’abrogazione del termine “pacemaker” (sostituito con l’italico e virile “segnatempo”), si declinano alcune espressioni che saranno utilizzate presto anche nel nostro mondo:

– corridore sagittabondo: dicesi dello sportivo avvenente che lancia sguardi in grado di fare innamorare;

– podista gaglioffo: si tratta di quelli che, illecitamente, “tagliano” il percorso;

– atleta smargiasso: corridore che esalta a dismisura sue supposte qualità ginniche;

– podista sgarzigliona: (rara) corritrice prosperosa.

Potrei certamente continuare ma voi mi apostrofareste con un “Vattelapesca, bislacco solipsista!”

[Riferimento obbligatorio: “Fascisti su Marte” (di C. Guzzanti e I. Skofic), le storie della conquista del pianeta “bolscevico” da parte del manipolo di camerati (Freghieri, Pini, Fecchia, Santodio), guidati all’ardimento dal gerarca Barbagli]

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