Esattamente nello stesso contesto si realizza un desiderio. Ebbene sì, posso confermare che la pizza di Tonino esiste realmente. Ed è anche buonissima. Dacché non è stato difficile cedere all’invito del Presidente e del Sindaco e farne fuori una seconda razione.
Ma riavvolgiamo il nastro.
Ritorna la “Miguel” nella sua ordinaria collocazione nel calendario podistico romano, cioè nella terza domenica di gennaio, in perfetta coincidenza con il compleanno di un noto corridore. Dalla canotta della volta scorsa siamo però passati alla doppia termica, poiché non si può negare un certo freddino, tanto che tutti – a parte i soliti – hanno atteso proprio l’ultimo minuto utile prima di indossare il completino.
La gara è nota, così come il percorso ormai consolidato, con la dichiarazione “ufficiale” che si tratta di una 10K con 150 metri di sconto. Chi ha orecchie (Fidal) per intendere, intenda.
Resta, per me, assolutamente misterioso il motivo per cui non si possa allungare, con un modesto giro di boa di 1,5K, la parte sul lungotevere, al fine di evitare – direbbe Salvo Montalbano – quel grande scassamento di cabasisi consistente nei giretti attorno allo Stadio. Peraltro, dopo che te lo fanno “sospirare”, Vasapollo on the mic, ti ingiunge che devi andartene subito, ad onta di quanti la foto avranno pure il diritto di farla, o no?
Per il resto, intravisto il grande Giorgio (Calcaterra) e tutti avranno immaginato che, al proprio passaggio al ristoro, avesse già fatto una decina di giri. Già che ci siamo, il bicchiere riempito al momento non è il massimo. Non certo per noi, anziani e comprensivi, quanto per i “soliti” che, anche scarsini, si aspettano la stessa velocità del pit stop del box Ferrari. In effetti si avverte quell’aria di competizione che mi piacerebbe vedere alla “Tre Comuni” e non al Giro dei Ponti.
Riviste, con piacere, anche le joelette (tra le quali non posso non menzionare quella con Andrea Moccia). Meno di quelle delle volte scorse, ma si immagina che il clima rigido abbia consigliato qualche prudenza in più a vantaggio di persone che di problemi ne hanno già a sufficienza. Tuttavia, un bel vedere, assieme a Luca, un non vedente che coglie al volo la battuta (che faceva leva proprio sulla sua scarsa visione), funzionale a renderlo, in tutto e per tutto, identico a noi altri. Si è soliti associare ad un handicap una situazione di deficit generale come se il fatto di essere per es. ipovedente debba necessariamente associarsi ad un individuo privo di senso dell’umorismo o di altre piacevolezze.
Come da prassi, nonostante beneficiari di un pettorale immeritatamente in posizione “avanzata”, abbiamo dato quello che si poteva. Situazione comprovata dall’essere stato sverniciato da un compagno di squadra (il Verduchi) a 50 metri dall’arrivo.
Ed eccoci nello Stadio. Nel mentre, come già detto, ci viene “intimato” di sloggiare, ci consegnano una medaglia (prima volta per questa gara), determinando l’abbandono di un mare di bustine di plastica (se proprio era necessaria, si poteva fare di carta). Dopodiché un altro dei punti deboli di questa manifestazione: il ristoro finale.
Immaginiamo un podista che arrivi “lanciato” verso il traguardo e, quindi, con la lingua di fuori … prima di poter bere deve arrampicarsi sulle gradinate, poi arrancare verso l’uscita e, qui, se azzecca la fila giusta riesce a bene un goccio d’acqua o di the caldo. Dopodiché altro mare di bicchieri (per fortuna di carta) alimenta il nostro ambiente già disastrato.
Altri 300 metri e si ritorna alle rispettive basi. Ma, prima, faccio una sortita al gazebo degli Arancioni, insolitamente deserto, dove 4 (quattro) grossi involti rendono evidente che Tonino ha fatto la parte sua. E, quindi, anche noi dobbiamo fare la nostra.
Recuperate fattezze se non dignitose almeno passabili, con lo stesso aplomb di un recuperatore di crediti, eccoci a gustare finalmente il frutto dell’arte bianca. Qualche incontentabile ha segnalato l’assenza del best in catalogo (cioè la pizza con le cipolle), ma non ho visto altri segni di disperazione. Ora posso affermare che è buonissima anche quella col pomodoro e che, per me, il salato è di gran lunga più corroborante della merendina con la marmellata.
Tra i 26 Oranges presenti, spicca tra tutti Angelo Giuliani che, con 38 minuti e spiccioli (e terzo di categoria), evidenzia una decisa ripresa. Beato lui.
Rivisti con affetto, il Frazzini, Leone Castellana, Leo & Tonia, il Mazzoli, Gianluca Sarto, il gentile Pugliese senior, Marco Celli (con tanto di calza contenitiva molto sciantosa), quel pezzo d’uomo di Mauro Firmani e Adrianoooo. Un posto d’onore, neanche a dirlo, per il Comandante, compagno, anche questa volta, di una insolitamente silenziosa sgambata.
Nel mentre l’Avvocata, passin passino, incombe …