Dopo la gara. Una breve nota.

Dopo la gara – abbiamo scritto qualche giorno fa – un sorriso ci sta proprio bene. E se invece non siamo allegri cosa dobbiamo pensare?

Beh, forse siamo tristi di nostro, indipendentemente dalla gara. Ma, credo, sia un caso davvero limite. Durante la performance sportiva, qualunque sia la resa ginnico-atletica, si producono delle endorfine che aumentano il benessere dell’organismo. Se non fosse così, alla prima “contrarietà” la nostra attività sportiva verrebbe subito accantonata.

Qualcuno, però, nonostante tutto, alla fine della fiera si esprime con il mumble mumble dei fumetti. E c’è da chiedersi perché.

La risposta pare agevole. E’ colpa nostra. Siamo noi stessi che condizioniamo il nostro “spirito”, attribuendo all’attività svolta dei connotati negativi, che finiscono per interferire sia con il corpo che con la mente.

E’ una situazione analoga all’effetto placebo. Sapete tutti cosa sia. Nella sperimentazione farmacologica, esiste un gruppo di “controllo” che non prende il vero farmaco ma un composto del tutto innocuo, per comparare le resa “reale” del farmaco. La convinzione dell’effetto positivo, è assodato, incide sul corpo, generando degli effetti. Prima o poi vi parlerò della programmazione neurolinguistica (PNL) e del perché le parole hanno un potere di modificare le persone.

In breve. Dalla gara ci si aspettava “qualcosa” di più (qui mettete quello che ritenete). Questo “qualcosa” non si realizza, ergo ci ruotano alcune appendici. Ma, alla fine, cosa si può fare?

Nulla. Occorre prendere atto che, rispetto all’aspettativa non realizzatasi, non c’è nulla che si possa fare. La previsione non può essere retroattivamente corretta. Quindi non restano che due strade.

La prima è preventiva. Non creiamo, nel nostro interno, situazioni di cui poi abbiamo di che lamentarci.

La seconda è successiva. Abbiamo determinato una aspettativa che non si è realizzata. E allora? La riconsideriamo, a posteriori, prendendo atto che non ha senso rovinarsi la mattina per colpa totalmente nostra.

Prendiamo, allora, una cosa positiva (una a caso) e la “estendiamo” all’intero. Un esempio: ci facciamo una bella risata ed il reset è presto fatto.

Un altro esempio. Poniamo il caso che il sottoscritto si sia alzato con piede sbagliato. Durante la gara, un crampo ha reso difficile l’incedere, e potrei continuare. Il pacco gara contiene la solita merendina… Allora, vado al Gazebo degli Arancioni, chiedo perdono per l’ardire, e mi sparo due (non uno) bei pezzi di pizza del buon Tonino. Secondo voi, non torno a casa soddisfatto?

La tecnica è questa, per ognuno decidere il giusto mezzo.

Consiglio del giorno: invece di ragionare sul momento della partenza e su quello dell’arrivo, provate a godervi lo spazio intermedio. E, sono certo, ce lo siamo già detti ma repetita iuvant.

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