Qualche domenica fa, sono stata presa da un impegno molto importante rispetto al solito: accompagnare ad una gara sociale due diciottenni, due nuovi iscritti della Running Evolution che abitualmente non corrono, ma nuotano. Due agonisti a secco di gare, in questi ultimi due anni, che corrono solo per la loro preparazione atletica o per riscaldarsi prima della partita di calcetto. E che sono andati anche a premio: primo e secondo di categoria….
La gara si è svolta gradevolmente in un Parco divertimenti romano, in cui realtà e fantasia, caldo e musica si sono intrecciati. Tra i selfie e una magnifica leggerezza di pensiero, l’idea dei ragazzi: a questo ritmo, se ci allenassimo più spesso, riusciremmo a correre anche una maratona.
E qui ho apprezzato la differenza di approccio della generazione: la mia che parla di tabelle, alimentazione, ripetute, corti e lunghi, carico e scarico e la loro semplice, ma vincente. Sarà perché – soprattutto in questi ultimi tempi – per me la corsa è diventata principalmente un mio spazio, un modo di riflettere all’aria aperta …
E nello sport, come in altri aspetti della vita, dovremmo smettere di ancorarci agli schemi, agli stereotipi, al mantenimento dello status quo. In un mondo che cambia, che continua a farci sentire impotenti di fronte a pandemia e guerra, non c’è maggior rischio che restare fermi.
E poi non c’è nulla di immutabile, tranne l’esigenza di cambiare. (Eraclito)