La RomaOstia degli Oranges: torna il sole

Il tradizionale ristoro curato dagli Arancioni alla RomaOstia (il secondo, intorno al Km 11) questa volta ha un pochino sofferto circa il numero dei volontari, rispetto ad una gara sulla strada giusta per tornare ai partecipanti pre-pandemia.

Su 9.000 iscritti sono arrivati in circa 7.260 in una 48a edizione segnata da due accadimenti. Il primo è stato un bel sole primaverile che ha recato più di un beneficio in questa gita verso il mare. Anni di termica (pochi) rispetto ad anni di canottiera. Il secondo accadimento è stato che i primi tre classificati hanno fermato il cronometro al di sotto dei 60 minuti (Kipkemboi in 59.17, Kimutai in 59.47 e Bikila in 59.56).

Tutto merito indiscusso di un percorso ora reso massimamente veloce con il traguardo, senza indugi, alla Rotonda di Ostia. Chi ha disputato questa gara, ricorderà che, in passato, un lungo giro di boa (di oltre 4 km), si scontrava, per forza di cose, con vento contrario (almeno in uno dei due “lati” del giro). Poi, questo “biscotto” è stato ridotto ancora, fino ad essere eliminato del tutto, con lo spazio mancante recuperato dalle parti dell’Eur (come persone lungimiranti – il sottoscritto, per esempio – avevano sostenuto in tempi non sospetti).

Ed ecco che si può scendere sotto l’ora di corsa. Si parla, ovviamente, di keniani. Nonostante ciò, i primi due nostri connazionali (El Fathaoui e Meucci), se la sono battuta sul filo del fotofinish con un solo secondo di differenza rispetto al tempo di 1.02.35.

Fonti attendibili mi confermano che i podisti – alla RomaOstia – restano degli esagitati, in grado di andare fuori di testa se il bicchiere d’acqua ritarda di un secondo, situazione che vedrebbe contrariato, non senza ragione, il solo Meucci. Tutti gli altri potrebbero godersela di più, tanto non vincono (di solito) nulla che non vada anche agli altri. Compreso l’ultimo.

Uno dei nostri cari amici (Il Comandante), in perfetto relax podistico, ha potuto contare sul ristoro “personalizzato”, da vero “top”, quale meritato affettuoso riconoscimento.

Qualcuno ricorderà questa domenica in virtù di un pranzo in perfetto stile “marinaro”. Mi dispiace per Ostia, ma i gamberi rossi di Mazara del Vallo – rigorosamente crudi – hanno ben pochi equivalenti.

Il sole è tornato. Pare.

[Colonna sonora: Arcade Fire, Age of Anxiety I]

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