E’ la testa che guida le gambe?

Si dice spesso che “è la testa che guida le gambe”. Ciò significa, soprattutto per i runner che praticano le lunghe distanze, sviluppare quella determinazione in grado di consentire il superamento degli inevitabili momenti di difficoltà.

Le difficoltà, purtroppo, non mancano mai. Anche dopo aver seguito la più scrupolosa politica di allenamenti, nessuno è in grado di assicurare che gli eventi rispetteranno le previsioni attese.

Si tratta, per l’appunto, di previsioni. Vedere “prima” non significa affatto vedere il vero, né vederlo prima che accada. Quante volte, certi di un ambiente favorevole ci siamo trovati a correre la maratona sotto un nubifragio? E non ditemi che, in precedenza, avevate fatto un lungo sotto l’acqua per abituare il corpo e la mente. Lo stesso vale per il caldo. Inutile citare le volte in cui, sotto il sole, i ristori si sono rivelati insufficienti e, trascinandoci cotti a puntino, la prestazione è stata compromessa. Oppure, semplicemente, quella mattina non “giriamo” affatto.

In queste situazioni abbiamo “insistito” per arrivare al traguardo, lasciando da parte qualsivoglia velleità di riscontro cronometrico. La testa, in verità, è proprio su detto riscontro che dovrebbe provare di poter guidare le gambe. Altrimenti è solo spirito di conservazione; o, detto in altre parole, è la “tigna” di volersi portare a casa l’ennesima medaglia, pure giungendo poco prima dell’autombulanza che chiude la gara.

Quando succede l’inatteso, ovvero la nostra preparazione, alla prova dei fatti, si dimostra plasticamente inadeguata, non c’è mente che tenga. I pacemaker se ne vanno … e non c’è verso di poter star loro appresso. Vorremmo con tutte le forze, solo che queste non esistono più. La mente non può di certo crearle e soccombe all’inevitabile.

Scopriamo, così, una triste verità. Ogni tanto è il corpo che vince sulla mente.

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