I gesti ci rassicurano. Ci preparano al dopo e, quindi, hanno un forte effetto calmante. E’ così, quando il giorno prima, preparo la borsa per la maratona. Ho una mappa mentale che, dalle scarpe in su, mi aiuta a mettere insieme il necessario (ed anche il superfluo) per essere pronto a qualunque esigenza.
Ripasso tutti i momenti prima, durante e dopo la gara, per verificare se sia tutto a posto. Così facendo, anticipo la concatenazione di causa ed effetto. Almeno spero.
Molti, senza far nomi, mi prendono in giro perché sanno che ho le tasche con più cose di Eta Beta.
Una tizia all’ultima Maratona di Bologna (che poi è stata anche la prima), prossima all’ipotermia, ricorderà di un tizio che si è fermato per donarle un rettangolo 4×8 cm contenente, sapientemente ripiegata, una busta della spazzatura condominiale ultra resistente, con le aperture necessarie. Ma non poteva sapere che ne avevo due: una per me, una per chissà. Pochi grammi che, almeno per lei, quel giorno hanno fatto la differenza.
Perché ne ho due? Ho imparato questa esigenza in quel di Venezia in cui la seconda sarebbe servita alla mia compagna di quella occasione e dovetti – con l’italico ingegno – strappare uno dei tessuti-non tessuti che foderavano le transenne.
Questa ordinata sequenza di comportamenti per la preparazione un pochino mi infastidisce. Cercano di ordinare una situazione che resta comunque imprevedibile, come si è dimostrato nella Maratona di Terni. In 48 maratone ho usato lo stesso modello, colore e taglia di calzini (che indosso nuovi per l’occasione). Inspiegabilmente si è prodotta una vescica (per giunta al 16 km), grande come un’albicocca. Perché mai? Nessuno lo sa.
Dicevamo, ordine per esorcizzare il futuro. Per le maratone credo sia impossibile farne a meno. Non sono ancora in grado di viaggiare “leggero” e senza preoccupazioni. Ne prendo atto, sportivamente.
Per le gare cittadine su distanze inferiori, invece, aspetto colpevolmente l’ultimo minuto per mettere insieme il necessario, certo che tutto andrà bene.
In questo caso, a parte una routine ormai consolidata, dimenticare qualcosa (beh, a parte le scarpe) è sempre una situazione, più o meno, risolvibile. Ci sono infatti alcuni compagni di squadra – il Pirata, tanto per citarne uno a caso – che (come me nelle maratone) dispongono del necessario per cinque-sei giorni di gare consecutive, accappatoio per la doccia compreso.
Perché questo comportamento bifasico? L’ordine è importante ma non deve giungere al punto di diventare un condizionamento occulto. Ciò maschera l’ansia di controllo che può diventare una situazione patologica. Una porzione di disordine è come il dolce alla fine del pasto: tra una fetta ed una intera torta la differenza non è solo di misura.
[Colonna sonora: New Order, Confusion (Pump Panel Reconstruction Blade Bloodbath Remix); New Order, Be a Rebel (Mark Reeder’s Dirty Devil Remix); Joy Division, Disorder (Official Reimagined Video); Japan, Quiet Life (Max Steel Tokyo Cosplay Underground Remix)]