Maratona di New York 2017 – Maria Antonietta Rossi

Mai e poi mai avrei immaginato di ritrovarmi a New York per partecipare alla maratona più famosa del mondo. Io, Maria Antonietta, tra i 50 mila podisti giunti da ogni dove, con quel pettorale numero “53333” attaccato alla canotta, integro fino all’ultimo km per non rovinarlo.

Quando mio cugino Francesco mi fece la proposta gli risi in faccia! Mi aveva detto: Daje ! hai l’occasione di andare a trovare i nostri parenti, visto che non sei stata mai in America!! Wow !! mi sono poi  convinta: andrò e parteciperò alla maratona di New York!! Visiterò questa città enorme, bellissima e tutta da scoprire!

Il primo novembre 2017 mi ritrovo sull’aereo con i miei amici, tutti emozionati come bambini, io in primis che dovevo affrontare la paura del lungo viaggio (non ho praticamente mai chiuso occhio per tutto il tempo). Arrivati all’aeroporto JFK ad aspettarci i nostri cugini, baci e lacrime di gioia. Già nel tragitto in auto verso casa sono rimasta con la faccia incollata al finestrino, impressionata dal panorama che mi si prospettava. I primi tre giorni sono stati di visita culturale ai luoghi più conosciuti, tra cui l’Empire State Building, la statua della libertà, il ponte di Brooklyn. Ma ci vorrebbe un libro intero per raccontarvi tutto quello che ho visto!

Eccoci al fatidico giorno, il 5 novembre 2017…Il sogno che si avvera per tutti i maratoneti, mi sentivo piccola e sola tra loro.
Quella mattina ci siamo alzati prestissimo; e comunque non avevo chiuso occhio tutta la notte sia per l’ansia della gara sia per gli schiamazzi sulle strade fino a tarda notte visto che alloggiavamo in un centrale appartamento di Brooklyn.

Per me la corsa era già iniziata; dopo una veloce colazione, usciamo alle 5.00 per prendere la metropolitana ed arrivare alla 42° strada dove ci attendeva il pullman che ci avrebbe portati alla partenza della gara (Staten Island).

Mi sono ritrovata in questa folla gigantesca di runner di tutte le nazionalità, persone con il viso pitturato dei colori delle loro bandiere, altri vestiti in modo bizzarro; c’era veramente di tutto, non sapevo se ridere o piangere tanta era l’emozione.
Continuavo a ripetermi:ce la farò? sono 42,195 km da affrontare in luoghi noti ma a me sconosciuti..

Ricordo le imponenti misure di sicurezza, adottate anche a seguito di un attentato terroristico compiuto dall’ISIS a Manhattan pochi giorni prima. La tensione era altissima, cecchini appostati ovunque, elicotteri che volavano bassi sopra le nostre teste quasi a sollevarti da terra.
Mi guardo intorno agitata per cercare qualche viso conosciuto, eravamo circa 3.000 italiani a questa maratona; i miei amici erano già partiti con l’onda precedente, io aspettavo le 10,40 per partire con la terza onda. Alzo gli occhi al cielo, una preghiera al mio papà raccomandandomi a lui, morto un anno prima, di non abbandonarmi e starmi vicino fino alla fine.

Le note dell’inno Americano con il colpo di cannone finale sanciscono la partenza, si sentono urla in tutte le lingue, la folla che ti incita chiamandoti col tuo nome (avendolo precedentemente fatto stampare sulla mia canotta ufficiale con la bandiera Italiana); tra loro, a tifarmi ci sono anche i miei cugini americani!

Al 30° km ho iniziato ad avvertire segni di stanchezza, per fortuna lungo le vie c’erano bande musicali di ogni genere a tenermi allegra. Cercavo d’incitarmi da sola a non mollare; mi ripetevo di essere fortunata, chissà quante persone avrebbero voluto essere al mio posto; e a proposito di fortuna incontro due ragazze toscane alla loro prima maratona, ci siamo poi fatte compagnia fino alla fine.

Mancano ancora 10 km, vedo gente che cammina o che si massaggia le gambe; pochi km ancora e si entra in Central Park, reso ancora più affascinante dai colori autunnali degli alberi. Vado in crisi, forse è più la paura di non farcela, una leggera pioggerellina mi tiene comunque sveglia; provo a distrarmi, il mio orologio mi dice che mancano solo 2 km !

Mi scappa un sorriso, so che ormai niente può fermarmi, anzi accelero il passo, altri 10 minuti che mi sembrano un’eternità, inizio a vedere le tribune con il pubblico che ci incita: go..go..!!

Sono stremata, finalmente vedo il traguardo con il suo meraviglioso arco blu. Alzo le mani al cielo: rido, piango non capisco più niente. Mi ritrovo questa bellissima medaglia al collo. Siiiiiii! Ce l’ho fatta!!! con un discreto tempo ma per me fantastico (04:29:21) felicissima per la grande impresa.

Voglio uscire, voglio riabbracciare mio marito, gli amici sicuramente già arrivati, i miei cugini mi aspettano al Columbus Circle che ci siamo dati come punto di riferimento. Cammino tra la marea di folla, gente comune mischiata agli atleti avvolti da un mantello azzurro, coperti fino al viso. Incredibile ma vero, non riesco a trovare i miei, sono sicura che pure loro faticano a cercarmi  visto che siamo in migliaia tutti coperti dallo stesso mantello, sono infreddolita, sto battendo i denti e sento che sto per crollare dalla stanchezza, avrò percorso almeno altri 5 km su e giù per la strada.

So di essermi persa tra la folla, mi deprimo, cammino e piango, mi manca il respiro, non ne ho più. Mi siedo a terra affranta,spero mi trovino al più presto…ma all’improvviso mio cugino urla il mio nome, mi abbraccia, mi riporta alla realtà: in pochi secondi passo dalla tristezza alla risata. Finalmente riusciamo ad unirci tutti, ci abbracciamo commossi e felici.

Nonostante la durezza di questa gara posso veramente dire di aver vissuto una giornata di sport indimenticabile!!

Maria Antonietta Rossi

1 commento

  1. bellissimo racconto ,mi ha emozionato e ricordato la bellissima maratona di New York e tutte le emozioni provate ..esattamente le stesse 🙂

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