Massimiliano Celli

MASSIMILIANO CELLI

 

Dopo i soliti bagordi di una Pasqua qualsiasi e dopo decenni di inattività spinta, di quelle che mandano in crisi anche i divani più robusti, ho deciso di fare qualche corsetta intorno al palazzo, così... un paio di volte a settimana, tanto per buttare giù qualche etto e tornare a livelli di pancia soddisfacenti, ho preso il via. La prima uscita mi è costata sudore e fatica quasi insopportabili, 5 Km di pura sofferenza a un ritmo di 6' 30" a chilometro. Sono così preciso perché fin dalla prima uscita ho attivato la mia App preferita su smartphone e non l'ho più abbandonata: sta ancora lì a ricordarmi quanta strada abbiamo fatto insieme da circa 2 anni a oggi. Per fortuna, non mi sono lasciato scoraggiare e così ho proseguito altre 4-5 volte facendo sempre lo stesso percorso e sempre alla stessa andatura, ogni volta notando miglioramenti e soffrendo di meno. Il caso ha voluto che il mio fratellone cominciasse a seguire i miei progressi e a incitarmi per andare oltre i miei limiti... sì, lui aveva iniziato la stessa trafila parecchio prima di me e neanche lo sapevo...! È per merito suo che mi sono sentito spronato e motivato a proseguire e, in seguito, a iscrivermi alla prima gara e a una società sportiva. Con piacere, ho poi scoperto che si trattava della migliore del mondo, la Running Evolution... ne parlano anche a Boston! 😉
E chi se la scorda?! La gara delle gare, quella che ti entra nel cuore come un fulmine a ciel sereno e che ti fa innamorare del mondo dei runners, delle gare, delle sfide con sé stessi. La CORRIROMA 2013 è stata la gara dove ho ricevuto il battesimo del fuoco, nel cerchio magico del rito Maori, nella cornice spettacolare di una Piazza del Popolo in versione "by night" con migliaia di partecipanti. Stavo lì e mi guardavo intorno come un bambino al parco giochi, affascinato dall'evento e dallo spettacolo magico incastonato nella città più bella del mondo. La partenza è stata la cosa più emozionante: appena varcato l'arco gonfiabile, il tappeto azzurro e il rilevamento del tempo della TDS, inizia il km più stupefacente di tutti, in una Via del Corso completamente dedicata a noi "corridori", a me mezza cartuccia in calzoncini, con centinaia e centinaia di passanti e turisti stranieri ai lati della strada dandoci il cinque, incitandoci e battendoci le mani... roba da non credere... che emozione è stata! E che emozione poi l'arrivo, esattamente 1 ora più tardi, consapevole di aver corso ininterrottamente per 10 km senza aver stramazzato al suolo. Non potevo credevo a me stesso, ce l'avevo fatta!
Sono talmente tanti i momenti belli legati alla corsa che mi rimane veramente difficile trovare il più bello. Mi viene da pensare all'arrivo in qualche gara particolarmente bella, ma la realtà è che l'arrivo di OGNI gara è una cosa fantastica, non trovo giusto preferirne una in particolare. Allora, forse, la partenza di una gara? Sì, va beh, la partenza della prima gara, la prima 10 km in assoluto, corsa di sera al centro di Roma è qualcosa di unico e che toglie il fiato, ma l'ho già detto ed è fin troppo banale per definirlo il ricordo più bello. Forse ce l'ho. Roma-Ostia 2014: in realtà non un momento della gara in sé, bensì la sensazione di benessere totale che ho provato la mattina dopo. Mi sentivo talmente bene, talmente appagato e talmente euforico per l'impresa compiuta il giorno prima che l'avrei corsa di nuovo il giorno dopo, nonostante un leggero affaticamento muscolare. Da quel momento ho avuto la conferma che correre aiuta a sentirsi felici. Ho fatto tesoro di questa esperienza, infatti alla scorsa Roma-Ostia ho rinunciato a tentare il record personale e ho accompagnato un nuovo iscritto, Christian Toschi portato alla RUNNING, manco a dirlo, da Mario Bonanno.
Certo potrei menzionare il ricordo di tre amici e colleghi runners che ci hanno lasciati decisamente troppo presto ma forse non è il caso di trascinarli in questa situazione che, in fondo, vuole essere un momento goliardico, anche se... Ciao amici cari!!! Sarà fin troppo scontato e banale ma sono sicuro che nella vita di ogni Runner c'è almeno un infortunio che si rispetti. Non sei un Runner se, almeno una volta, non hai provato la "gioia" di una contrattura, una tendinite o uno stiramento. Ecco, a me è capitato di farmi male a un polpaccio proprio nel momento in cui pensavo di essere più in forma. Ero talmente sicuro di me che durante una gara ho voluto strafare e all'ultimo km, in salita, ho fatto il classico passo più lungo della gamba: il polpaccio destro mi ha punito per la mia presunzione. Ho sentito pungere come accade in queste situazioni classiche, resti senza fiato per 3 secondi e poi capisci che -ahimè- hai dei limiti con i quali non puoi permetterti di scherzare.
Più che oggetti o amuleti, penso che sia un rituale involontario e propiziatorio quello che mi porto dietro ogni volta che esco per l'allenamento o che mi preparo alla partenza di una gara. Fascia al braccio, rigorosamente il sinistro, per lo smartphone; orologio Garmin al polso, il destro; cuffiette wireless ben premute dentro i canali uditivi per sentire pompare la musica durante la corsa. Ecco, questi sono i movimenti eseguiti rigorosamente sempre nello stesso ordine, quasi a infondere la sicurezza in qualcosa di noto, a contrastare l'ignoto che porta con sé l'esito di una nuova sfida che potrebbe finire in qualsiasi modo.
In gara me devi da lascia' sta'...! Solitario che manco i lupi più solitari potrebbero capi'. Esisto solo io, me stesso e la mia musica nelle orecchie e tutto il mondo resta fuori. La concentrazione è massima, perché quello non è un momento di svago o di cazzeggio, no. Mi sono fatto un mazzo così per settimane per arrivare preparato, quindi non si può vanificare tutto quel sudore, non ci si può scordare di tutte le uscite fatte di sera, con un freddo cane, magari sotto la pioggia... eh no, la gara è un momento topico dove la sfida con me stesso, e solo con me stesso, è fondamentale. Nessun animale è ammesso!
Eh... quando l'inverno esci per fare l'allenamento con temperature prossime allo zero, sei al buio e con la pioggerellina che ti taglia il viso, pensi: "Ma chi te lo fa fare?". Poi dimentichi o pensi ad altro, ti fai le tue belle ripetute e torni a casa, ti fai la doccia e ti senti meglio. La domenica ti ritrovi insieme ad altri compagni di sventura, altri casi clinici come te o peggio di te, tutti in maglietta orange e con un numero sul petto. Ti fai una gara e senti il cuore che batte, i muscoli che vanno, i polmoni che bruciano. Alla fine vedi l'arrivo in lontananza, fai l'ultimo km a un ritmo esagerato e tagli il traguardo col fiato in gola, poi ti giri... ti rendi conto che ce l'hai fatta anche stavolta e ti senti in ottima forma. A quel punto ti fermi un secondo e dici: "Ah, sì, ecco perché lo faccio!"
Ma scherziamo??? Gli Oranges non mollano... magari arrivano zoppicando, un braccio al collo e una gamba a tracolla... ma non mollano mai!!! Vero, Preside'??
La corsa è sfida. La sfida contro sé stessi e la consapevolezza che la sfida si può vincere. Ecco, da quando sono e mi sento un Runner, capisco che "ce la posso fare" e questo è vero: sia nella corsa che in situazioni diverse, continuo a pensare che "ce la posso fare" anche in situazioni avverse, contro tutto e contro tutti, perché se ce l'ho fatta a correre per 20 o 30 km di fila, allora posso fare qualsiasi cosa. Ciò significa che anche persone timide o insicure riescono a prendere maggiore consapevolezza nei propri mezzi grazie alla corsa... se si dovesse spargere la voce, temo che molti psicoterapisti rimarrebbero senza lavoro. Facciamo una cosa, continuiamo a divertirci e scorrazzare in giro per i paesi tra una gara e l'altra, ma teniamocelo tra noi e non diciamo in giro i benefici che se ne ricavano, OK?
Un grande classico, la maratona di New York. Sì, lo so che nel mondo di chi se ne intende tra tutte le maratone non è neanche la migliore o la più apprezzata, però è decisamente la più conosciuta tra coloro che non sono "del mestiere" ed è quella di cui sento parlare fin da quando ero piccolo. Ne parlano in TV, se ne vantano i più acclamati dee-jay, vi partecipano personaggi famosi e, ammettiamolo, la partenza sul ponte di Giovanni da Verrazzano vista dall'alto è uno spettacolo meraviglioso. Certo non sta qui, dietro l'angolo. Sono sicuro che i primi 5 kmdi corsa, intralciati da gente di ogni tipo, potrebbero indurre a ripensarci ma penso che sia una di quelle esperienze che almeno una volta nella vita bisognerebbe fare. Chissà, un giorno...

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