Il mestiere di far ragionare

Già sapete che Corricolonna è stata spostata al prossimo anno. Per l’occasione avevo scritto alcuni articoli ad essa correlati che mi secca molto lasciare in sospeso (non di più di quanto mi dispiaccia per la gara mancata). Conseguentemente, ne recupero almeno uno, per motivi intuibili.

Cedo infatti ad un moto di evidente affetto e dedico queste poche righe ad uno dei benemeriti sponsor di Corricolonna: D-Studio.

Questa società, creata dalla nostra Antonella, è specializzata nella consulenza professionale. Il titolo è sufficientemente esplicativo: il mestiere della nostra Anto è quello di far ragionare le persone, soprattutto se costoro coltivano ambizioni imprenditoriali.

Conosco piuttosto bene il suo principale problema che è quello di far comprendere che anche un imprenditore di successo non necessariamente comprende “perché” e “come” lo abbia avuto e, soprattutto, come mantenerlo. Crede di sapere tutto e, magari, ha solo pescato il biglietto “giusto” della lotteria. E’ il dilemma del giocatore di poker (non professionista). Forse è la serata giusta, e le carte ‘entrano’ senza problemi. Un piatto dopo l’altro e ci sentiamo invincibili… ma saremo capaci di esserlo anche domani?

Il problema è tutto qui. L’oggi non è affatto garanzia del domani, se non abbiamo compreso quali siano veramente le leve che consentono di andare avanti, sapendo – in gran parte (il tutto è precluso fisiologicamente) – che quello che facciamo ha una logica, e non è frutto del mero caso. Comprendere questa realtà costituisce già un evidente passo in avanti.

Antonella aiuta tanto il vincente che il perdente. Il vincente è un cliente estremamente ostico perché crede di possedere la pietra filosofale e che chiunque altro miri solo a sottrargli (immotivatamente) dei soldi. Il perdente, al contrario, è convinto che ci sia contro di lui un “fato avverso” ed attende, speranzoso, che l’acqua venga tramutata in vino. Due evidenti eccessi, ché se la nostra Anto avesse il potere di tramutare il piombo in oro o l’acqua nel Sauvignon della Zandotti, non avrebbe, evidentemente, alcuna necessità di lavorare e, con eleganza, manderebbe a spasso entrambi i nostri questuanti.

Come si fa a ragionare? Esistono delle metodiche ed una di queste è il “Re degli ERP”, ossia l’ arcinoto sistema SAP.

Nato nel lontano 1972, in Germania, SAP è l’universalmente noto acronimo di Systemanalysis Programmentwicklung. Dato che sono teutonici e ci mettono poco ad invadere la Polonia, ricordate che non si legge “sap” come una sola parola, bensì scandendo le lettere: S-A-P.

Questa società ha definito lo standard dei c.d. programmi ERP (Enterprise Resource Planning). Si tratta, riduttivamente, di software che serve a pianificare le più rilevanti attività aziendali e, nel farlo, “centralizza” le informazioni per poi redistribuirle con il valore aggiunto determinato dalle elaborazioni e dalle “interazioni” con i client. Il sistema è costituito da un insieme di “ambiti”, ognuno dei quali, seppur autonomo, è stato pensato (e realizzato) per la sua correlazione con gli altri (Risorse umane; Controllo di gestione; Logistica; Vendita e distribuzione; Magazzino; Gestione del credito, etc., fino ad arrivare agli attuali 15 moduli). Funziona, più o meno, come la programmazione ad oggetti, in cui gli “oggetti” sono l’esplicitazione di una o più funzioni e, quindi, come i mattoncini (informatici) del Lego, alla fine, possono consentire di costruire una intera città.

D-Studio aiuta in questa progettazione e programmazione, nonché nella formazione necessaria a “maneggiare” i singoli moduli (questione per nulla secondaria). Costruisce e spiega le sinapsi dalle quali il “cervello aziendale” decide le strategie e, quindi, il potenziale successo.

Sono volutamente indelicato, ma se la nostra Fidal avesse una benché minima contezza di questi argomenti non accadrebbe di vedere, alle maratone, i nostri colori rappresentati da brillanti quarantenni. Brillanti, ma pur sempre molto distanti da un qualsiasi ventenne keniano. Dal basso della mia presunzione – ed una conoscenza molto ampia di questi sistemi – mi azzardo a dire che con tre mesi di tempo e poco meno di 100.000 euro, D-Studio potrebbe effettivamente insegnare anche alla Fidal come si ragiona.

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