In mezzo ad una Strava

Di privacy – sarà perché me ne occupo anche professionalmente – abbiamo già parlato, ma è il caso di ritornare, brevemente, sull’argomento. La “scusa” è fornita dalle lamentele di una maratoneta americana di livello che, dal precedente settaggio pubblico ha reso privato il suo profilo su Strava, la nota piattaforma di tracking.

Ella, dall’alto del suo evidente acume, si è resa conto delle controindicazioni derivanti dal rendere disponibili a tutti (coloro che condividono la piattaforma), informazioni personali sulle sue attività. Quando si allenava, il percorso, le performance, etc.

Non ci vuole un genio per rendersi conto che questa eccessiva disponibilità ha anche degli effetti negativi tutt’altro che teorici.

Anzitutto, in via di principio, occorre sempre chiedersi cosa ci guadagni la piattaforma dalla conoscenza dei fatti nostri. Non esistono di certo filantropi che investono enormi somme di denaro solo per renderci disponibile un servizio. Quindi la fregatura deve esserci per forza.

Ma, questo, è il lato minore del problema. Potrei essere un benefattore che intende far fare soldi agli altri con i miei dati personali. E’ una scelta imbecille (secondo il mio opinabile giudizio), ma non per questo non comprensibile, né invalida.

Vediamo, così, di passata, pescando a casaccio, qualche controindicazione non proprio secondaria.

Nel far capire quale sia il mio percorso “ordinario” (compreso, più meno, l’orario), non si può escludere che, belli o brutti che possiamo essere, qualche malintenzionato ci attenda, al varco, alla “nostra” fontanella … lascio a voi i potenziali sviluppi.

Un altro scenario: Nel mentre preannuncio il mio lungo di una trentina di chilometri, abili ladri, con tutta calma, svaligiano il mio appartamento. Meglio ancora, se si comprende che il percorso è in altra città in cui mi trovo in vacanza ….

Ci sono anche conseguenze, diciamo, veniali. “Pubblico” il mio percorso, dal quale si evince che sia del tutto fuori forma (oppure un tapascione conclamato). Non è che faccia proprio piacere leggere i “commenti” su quanto siamo scarsi.

Anni di fatica per poter contare su una tutela rispetto al trattamento dei dati personali vanificati per colpa di persone troppo ansiose di farci conoscere i fatti propri. Per poi, ovviamente, lamentarsi degli effetti.

Vale la pena di far presente – per i bontemponi di casa nostra che usano Strava – che utilizzando detta piattaforma si effettua ‘volontariamente’ un trasferimento dei dati personali verso gli Stati Uniti (o comunque, fuori dal territorio europeo), rispetto al quale non si può – al momento – invocare alcuna tutela, tra quelle previste dal Regolamento 679/2016 (universalmente noto come GDPR). Per cui, oltre che cornuti, pure mazziati.

La tecnologia ci migliora la vita, ma non sempre. Insomma, il culto del sospetto dovrebbe, prima di aderire a scelte rese molto facili, farci sorgere qualche domanda, per verificare se le risposte siano davvero soddisfacenti.

[Colonna sonora: The Cure, Just Like Heaven (The Penelopes Remix); Man at Works, Overkill (Max Steel Overmix); Visage, Fade to Gray (Extra Extended Wolf Remix)]

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