Il Mondo (potenziale) in un Avatar

Per questa rubrica volevo scegliere una immagine rappresentativa da impiegare quando l’argomento trattato fosse maggiormente personale. Non avevo alcuna idea sulla scelta da fare, tranne che dovesse essere una rappresentazione “personale” e “misteriosa”.

“Personale” vuol dire che, in qualche misura, deve assomigliare al soggetto. “Misteriosa”, invece, è una caratterizzazione legata alla circostanza che, sebbene molti mi conoscano, vorrei – se possibile – limitare questa mia “riconoscibilità” al solo ambiente podistico.

L’Avatar, per l’appunto, serve a questo. A rendere conosciuti, grazie ad altre informazioni possedute; oppure no, se non si abbiano queste ultime.

Con questi parametri operativi, la Anto(nella) mi ha recapitato tre immagini suggestive. Un mix tra Nathan Never e Benedict Cumberbatch (l’avete vista a corredo di “Eccomi qui”). Uno strano detective che, peraltro, mi assomiglia. Perché questo mistero?

Abbiamo preso il vezzo di non distinguere più i diversi ambiti della nostra vita, dando tutto a tutti, quando è sempre una politica saggia, sapere bene con chi si condividono informazioni personali. Ne abbiamo parlato più volte ma insistere non guasta. Capisco bene che l’essere ever-present (soprattutto sui social), conferisce una dimensione “esistenziale” ma credo anche che si stia esagerando.

Faccio un esempio anche se non servirebbe. Nella vita “normale” poniamo che io sia un elettore di destra (e pure iscritto alla Lega o a Fratelli d’Italia) e che questa informazione sia nota da quanti mi conoscono in questa vita. Può accadere che, in uno dei nostri raccontini, esprima idee radicalmente diverse, oppure del tutto infondate, etc. Ecco, allora, un piccolo “cortocircuito” rispetto al quale non è facile far comprendere che, sotto pseudonimo, può esserci una persona totalmente diversa che, libera dai legami convenzionali, possa, tranquillamente, passare da destra a sinistra, oppure da vax a no-vax, senza che questo cambi il valore del “pezzo”.

Questo valore cambierebbe, invece, con l’attribuzione di quanto scritto ad una sola identità. Vale lo stesso, per tutti i nostri compagni podisti – qualunque sia la squadra cui appartengono – contraddistinti da una soprannome. Nella mia “cerchia”, ad esempio, c’è il Pirata che, fuori dalle gare, non gira su un Galeone, oppure il Comandante o, negli oranges, la Rossa volante (per la verità più arancione che rossa…) persone che, come Paperinik, assumono, con la divisa sociale, tutt’altre fattezze e, perché no?, anche un margine più ampio di libertà.

Come Paperino, ho due “vesti”: quella con cui ho a che fare con Zio Paperone (e c’è ben poco da fare…), con Gastone e con quella scassamaroni di Paperina e, l’altra, con la quale, nottetempo, correndo sui tetti, Paperopoli può guardarmi con un pochino di fondato timore.

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