Un abbraccio a tutti. Soprattutto per l’affettuosa ospitalità. Donde come si poteva non ringraziare direttamente dal sito?
Mr. Farronato
Tutte le volte è la stessa storia: la coincidenza con il 10K di Fiumicino (in un piattume desolante) mette a dura prova la forza di volontà. Quella di “rischiare” il certo per l’incerto, ossia il percorso ai Castelli Romani. Come sapete ogni anno si parte da un Comune differente e, a parte il fatto che ci siano le salite, pochi si ricordano esattamente cosa si va ad affrontare. Visto che siamo masochisti (almeno un pochino), si va, dunque, a Genzano. Se non altro per mettere su qualche chilometro (di ‘qualità’). Avvalendomi del mio tesseramento Uisp sono “intruppato” nelle milizie orange che, peraltro, rendono disponibili – il che non guasta – i relativi acquartieramenti, con tanto di tarallucci. Il vino, invece, lo fornisce l’Organizzazione.
Vestito di tutto punto, si sfiorano non so quante sanzioni disciplinari per via della mia canotta di altro colore. Ci avevo pensato in occasione della 12×1 ora ma, questa volta, non avevo minimamente fatto mente locale. Sicché, un grande Oscar tira fuori dal cilindro una canotta buona per l’occasione e sufficientemente “vissuta” da aver assorbito pregresse fatiche. Alle 9,30 si parte. Con il simpatico Marco ci facciamo compagnia per una decina di chilometri. Tra quelli di discesa all’inizio (partenza davvero “menzognera”) per passare alle complicate salite. Poi lo perderò, perché – confesso – ogni tanto qualche “elasticata” era necessaria per dare un poco di “respiro” alle gambe. Ogni 3×2 incontro il buon Oscar di cui sopra.
Indubbiamente, si tratta di una bella gara. Anche se faticosa, per via dell’alternanza di pezzi in piano (o quasi) e salite vigorose. Attorno al chilometro 12, peraltro, inizia una bella discesa (che a Nemi ci fa fare un figurone, tutto per effetto della forza di inerzia) che allieta per 3, 4 chilometri anche se, come tutti sanno, quando si scende occorre poi risalire. E da Genzano eravamo partiti in discesa …
Quest’anno il percorso – tutto chiuso al traffico – aveva una novità. Non si scende fino al lago di Nemi ma ci si inerpica su un tratturo di sampietrini, durante il quale “punto” Ottavio (una costante di questa gara) che, però, non è propriamente in forma.
Domenico, inviato di Dio, fornisce l’aiuto ai podisti per arrivare baldanzosi (o quasi) fino al chilometro 19. E, qui, tutti avranno pensato. “Beh, due chilometri e che saranno mai …”. Invece, pareva di stare alla Jennesina. 2 chilometri (due!) impervi, tanto che correndo o camminando si andava alla stessa velocità, sicché – ad onta dello spazio mancante – i più hanno camminato senza alcuna remora. Del resto se al km 18 hanno dato i sali, un motivo c’era. Alla rotonda, la salita continua ma il traguardo è in vista e, di conseguenza, occorre finire almeno dignitosamente gli ultimi 150 metri.
Ad accoglierci, belli spaparanzati, Milana e Mastropietro già docciati e rilassati (nonché Bruno Viola vestito … da Nureyev) mentre tutti nella piazza ribadivano che difficile come questa volta, la Mezza dei Castelli non lo sia mai stata. Ma bella lo stesso; forse anche di più. Sono però abbastanza stanco e ritengo di dover seguire scrupolosamente i suggerimenti del personale sanitario: utilizzare un impacco di porchetta di Ariccia e tutto si sistemerà.