Dopo un mese trascorso a casa continuiamo a sentirci dire che tutto è cambiato e nulla sarà come prima del coronavirus: è necessario evolversi, abbandonare i dogmi e adeguarsi a questa nuova realtà.
Chi è cresciuto leggendo il Gattopardo di Tomasi di Lampedusa sa che ‘tutto cambia perché nulla cambi’. Ossia, se tutto cambia esteriormente, tutto rimane com’è e se tutto rimane com’è, tutto può cambiare interiormente.
In questi giorni nel runner – che fa della propria attività sportiva una soddisfazione personale, un momento imprescindibile della propria esistenza – affiorano pensieri vicini all’Amleto di Shakespeare: ‘Essere o non essere?’ Andare da soli a correre sotto casa all’alba come dei ladri o non andare affatto?
Il sacrificarsi è una scelta. Come scriveva Freud, abbiamo un meccanismo di difesa che la mente umana ha a disposizione per superare il conflitto fra spinte motivazionali diverse. E’ un meccanismo psicologico di difesa che ci eleva, consentendoci di dirigere i nostri istinti verso mete più elevate e socialmente utili. Non è perdita di libertà, ma si tratta di comprendere l’esistenza di questioni che vanno al di là del nostro piccolo ego.
I conflitti interiori che ci attanagliano spesso possono stimolarci ad una crescita personale, possono rafforzare le risorse positive, tra cui la capacità di far fronte agli eventi traumatici. Abbiamo bisogno di percepire le nostre azioni come concrete ed utili, per restituire a noi ed alla società un bene comune.
Non sappiamo quanto tempo ci vorrà, ma sono sicura che un giorno ci abbracceremo di nuovo prima di una gara davanti al nostro Gazebo, urleremo a gran voce il nostro rito, nuovamente coloreremo le strade correndo verso il traguardo, come un fiume verso la foce.
Forse aveva ragione Oscar Wilde: la vita non è altro che un brutto quarto d’ora, composto da attimi squisiti.