Perché correre. O per cosa.

Sono tante le ragioni per correre e potrei qui, farvene un lungo elenco. Ma voi sapete già quali siano. Nessuna di queste è veramente quella risolutiva.

Secondo me, con la giusta maturità, la corsa permette lo sviluppo dell’individuo.

Insegna che bisogna imparare tanto e perseverare su una strada che potrebbe essere tutta in salita. Si cerca di essere migliori, almeno dal punto di vista atletico, scoprendo com’è difficile darsi un obiettivo “sfidante” e cercare in tutti i modi (leciti) di conseguirlo.

Perseverare, insistere, darci dentro, non mollare, magari solo per abbassare il personale di pochi secondi.

Correre con il vento, sotto la pioggia, quando non si è in perfetta salute. Arrancare – magari – ma arrivare.

Tutto questo – ne sono convinto – aiuta anche nel resto della nostra vita, conferendoci quella “grinta” senza la quale gli eventi possono fiaccarci e, alla fine, anche avere la meglio.

Resto però convinto che dopo aver imparato, sia utile dimenticare tutto. Cambiare prospettiva.

Riconsiderare le velleità, correre per divertirsi. Lasciare perdere il personale, prendere atto dell’età che avanza, lasciare, come si conviene, l’agonismo esasperato ai giovani. Col brutto tempo, stare su Netflix o su Prime (a vedere Kingdom e The Boys).

Guardarsi intorno, guardarsi dentro. Trovare che, tutto sommato, stiamo meglio in compagnia, per una piacevole corsetta, piuttosto che a casa con una birretta. O, meglio, con gli amici e la birretta.

C’è stato un “momento” in cui è avvenuta l’illuminazione. Ciò è successo quando, dopo un mese di ripetute ero sempre stanco, incazzato ed affaticato. E per cosa? Per migliorarmi alla successiva maratona. Che poi non è andata, proprio a causa del carico di lavori e delle aspettative. Non era un problema di gambe ma di testa. Quella c’è o non c’é. Evidentemente non c’era.

Occorreva resettare.

Ho scoperto che non me ne frega nulla di migliorare il personale. La corsa mi serve per stare in armonia e la maratona, in particolare, è funzionale ad affrontare una situazione stressante (indipendentemente dal minutaggio) che, in teoria, sarebbe fuori delle mie corde. Non sono “pensato” per la corsa di resistenza ed è proprio per questo che la disputo. Voglio avere l’ultima parola. Per stare tra le 4 e le 4h,30 ore, però, mi sovraccaricavo di una zavorra supplementare, finché … “E se ci metto 5 ore, che succede?”.

Ho scoperto che non solo non succede nulla ma che, per questo tempo da tapascione, non serve alcuna ripetuta.

La corsa serve a trovare un punto di equilibrio. E’ tutto qui. Almeno per me.

Questo pezzo è dedicato a Mauro (il “Comandante”).

[Colonna sonora: Health, Severine (Mr. Kitty Remix); I am Fowler, Whisper (Max Steel Old Runner Re-worked)]

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