POLAR CIRCLE MARATHON, OLTRE LA CORSA
Quando da piccolo sui libri di scuola vedevo quell’isola bianca messa lì accanto al Canada mi chiedevo: chissà un giorno forse ci metterò piede! Mai avrei pensato che alla soglia dei miei 50 anni ci avrei corso addirittura una maratona. Ma si sa, per un viaggiatore, e da 15 anni runner, la Groenlandia è una meta che prima o poi si deve visitare.
Diciamo subito che mentalmente per noi romani prepararsi ad una gara al freddo è molto difficile, ormai le nostre temperature sono più vicine al deserto nord africano che non al freddo del circolo polare artico. La preiscrizione alla gara causa posti limitati (200 massimo tra maratona e mezza) l’ho effettuata quasi un anno prima. Nel frattempo, per preparami, partecipo a gare di vario tipo: corte, lunghe, trail, maratone di Roma e dello Stelvio.
Il 24 ottobre 2018 parto per Copenaghen, soggiorno in aeroporto, in quanto il volo per la Groenlandia (per la precisione la città di Kangerlussuaq, 500 anime, una ex base militare degli USA lasciata dagli americani nel 1962) ci sarà il giorno dopo. La società organizzatrice della gara ci dà il pettorale e la maglietta commemorativa; conosco altri runner di tanti paesi (tra cui Sud Africa, Cina, Giappone, Singapore, Australia, Nuova Zelanda, Brasile, Colombia, Perù, Usa, Canada). Siamo solo 6 italiani e del Centro Sud – come successo a giugno alla Stelvio Marathon – ci sono solo io.
Arriviamo a Kangerlussuaq alle 9:30 (ore 13:30 italiane) e appena scesi dall’aereo si sente quell’aria un po’ frizzantina (-10 sottozero !!!). In attesa dei bagagli facciamo un primo briefing in aeroporto e ci comunicano delle variazioni: la mezza maratona viene anticipata al venerdi mentre la maratona viene posticipata alla domenica. Questo perché per la giornata di sabato è previsto un ciclone artico con fortissimo vento, troppo pericoloso per correre sull’Ice Cap, il giro di 3 km sul ghiacciaio Russell.
Poco dopo veniamo accompagnati – con alcuni bus da fuori strada – ad ispezionare il percorso di gara. La strada è ghiacciata, presenta dislivelli notevoli e continui saliscendi che gli stessi bus faticano a superare, tutt’intorno enormi laghi ghiacciati che sembrano piste di Holiday on Ice !!! Arriviamo alla salita per l’Ice Cap, qui l’aria è ancora più fredda a causa del forte vento (almeno -15 sottozero e siamo all’ora di pranzo); camminando sul ghiacciaio si scorgono dei paletti che segnalano il percorso da seguire obbligatoriamente in quanto sotto la neve e il ghiaccio molto scivoloso si annidano pericolosi crepacci. Prima di ripartire per Kangerlussuaq un rapido lunch a base di panino con carne e verdura, me ne sarei mangiati una decina causa il freddo !!!
Torno al mio alloggio chiamato Old Camp, a 2 km dall’aeroporto, un edificio in legno ben attrezzato con docce e servizi in comune, tra cui una sala cucina in cui la mattina ci viene servita la colazione. Vengo sistemato in stanza con un runner francese, un vigile del fuoco di Saint Etienne, la comunicazione tra noi è stata un misto di lingue italiano, francese, inglese ma è stata divertente. La sera andiamo in un ristorante attrezzato in un tendone riscaldato; la cena, a buffet, è basata su un menu groenlandese: pesce (Halibut), carne (Caribu’ ovvero renna), pasta fredda, verdure e dolci. Con le temperature che la sera scendevano verticosamente a -20 gradi, voleva dire almeno doppio giro di portate !!!
Al ritorno, visto il cielo sereno, siamo andati a vedere le aurore boreali; ci fermiamo in un posto isolato dalle luci artificiali, completamente al buio e lo spettacolo che si è presentato ai nostri occhi è valso tutto il sacrificio di sopportazione del freddo artico: le aurore sembravano dei fuochi di artificio con un verde smeraldo intenso! Il sabato mattina, la giornata del ciclone artico, abbiamo fatto un’escursione al Ghiacciaio Russel, il vento e il freddo ovviamente la facevano da padrone ma ne è valsa la pena; il pomeriggio abbiamo fatto un giro al porto a 14 km da Kangerlussuaq che dà sulle propaggini del fiordo, un porto che sembrava abbandonato da qualche decennio, non c’era anima viva, siamo riusciti nei dintorni a vedere anche una lepre artica bianca splendente !!!
Prima di cena l’ultimo briefing con l’organizzazione e il Direttore di gara, che ci consiglia di indossare gli antiscivolo sulle scarpe: quelli di tipo a ramponi pesanti da usare solo sull’Ice Cap, quelli più leggeri elastici di gomma su tutto il percorso. Le temperature previste vanno dai -3 gradi alla partenza ai -20 in mezzo alla tundra ventosa; certo le condizioni meteo in Groenlandia variano di ora in ora per cui era molto difficile capire come vestirci.
Siamo ormai alla mattina della gara, sveglia alle ore 5:30, veloce colazione, decido di vestirmi in questo modo: cappello, occhiali, maglia termica corta, maglia termica lunga e per precauzione una terza ancora sopra, guanti e sotto-guanti, calzamaglia pesante, calzini da trail pesanti, scarpe cascadia Brooks ed antiscivolo leggero in gomma. Arriviamo all’aeroporto, nucleo centrale della gara, lasciamo una sacca con gli indumenti per il cambio finale e veniamo trasferiti in bus al punto di partenza, in mezzo al nulla e con una temperatura intorno ai -10 gradi. Sono le 8:25 e siamo 90 maratoneti, si parte!! subito in salita, la strada è ghiacciata, è sterrata, i sassi e il pietrisco sono fastidiosi; mantengo un’andatura di 7 min/km, dopo circa 5 km si arriva sull’Ice Cap: il temuto vento non è eccessivo ma comunque in vari punti ci sono raffiche insidiose.
Non bisogna lasciare la traiettoria dei paletti in quanto si cade nella neve fresca ed alta e soprattutto bisogna prestare attenzione al ghiaccio, sembra di correre all’interno di un palazzetto di Hockey; fortunatamente va tutto bene, si esce dalla zona ghiacciata e inizia la strada sterrata verso Kangerlussuaq. Le lingue di ghiaccio nel terreno sono infime, non le vedi ma le senti slittando su di esse, salite e discese continue, talvolta ripide. Al 21° km sono a 2 ore e 20 minuti, potrei anche togliermi il terzo strato termico, c’è la possibilità di lasciarlo nelle zone di rifornimento ma preferisco tenerlo, ci metto troppo per togliere tutto !!! Si procede verso il traguardo, il vento è diminuito, l’aria si scalda un po’ (ci avviciniamo intorno allo zero); tutt’intorno la tundra un po’ innevata e in alcuni tratti piena di dune, vera e propria sabbia artica che finisce sulla strada sterrata, rendono il paesaggio surreale, meraviglioso.
Al 30° km decido di togliermi gli antiscivolo, sento dei leggeri dolori ai polpacci che sono duri … si va, le lingue di ghiaccio sulla strada sono sempre più frequenti, sull’ultima discesa prima del traguardo, con sullo sfondo le case di Kangerlussuaq, scivolo sull’infimo ghiaccio nascosto nello sterrato, sembra tutto ok, mi rialzo e procedo verso il traguardo, allestito accanto all’aeroporto con due scale dell’Air Greenland, e’ finita !!! in 4 ore 46 minuti e 54 secondi, la mia medaglia al collo messa da un bambino innuit !!! Volevo finirla intorno alle 4 ore e 30 e tutto sommato è andata bene, finisco 40° su 89 arrivati, il vincitore un atleta Groenlandese la chiude in 2 ore e 53 minuti !!! Torno al mio Old Camp, sono stanco, i polpacci duri accennano a dei crampi che arrivano puntuali, meglio alla fine che durante la gara. Il pomeriggio insieme agli altri atleti ci si rilassa a birra groenlandese, pisco peruviano (una bevanda del deserto peruviano della zona di Paracas) e disco music !!! La sera al ristorante premiazioni dei primi 3 arrivati uomini e donne, vediamo un video sulla gara e soprattutto c’è un ricco buffet !!!
Il lunedi alcuni atleti ripartono per i rispettivi paesi; io con altri, con un volo su piccoli aerei ad elica, effettuiamo un’estensione di 3 giorni nella cittadina di Ilillusat, a nord di Kangerlussuaq, avente 4.500 abitanti, c’è più vita. Facciamo escursioni in battello per vedere enormi iceberg (sembra di essere al polo sud !!!), 2 ore di sleddog (slitte trainate da cani Husky), un volo aereo sul fiordo di Ilillusat, rivediamo nuovamente le aurore boreali !!! Ritornando in hotel i miei piedi erano però diventati due blocchi di ghiaccio, una sensazione terribile; un membro dell’organizzazione mi ha dovuto fare un massaggio e ci ho messo oltre 1 ora per riprendermi !!!
Il primo novembre riparto per Copenaghen e il giorno dopo per Roma. 10 giorni incredibili, ma c’è un ultima sorpresa … Al rientro a Fiumicino la mia valigia non arriva, faccio la denuncia di smarrimento come di prassi: “non si preoccupi, arriverà domani con il primo volo della Norwegian!”, mi dice l’impiegato. Passano i giorni ma non ho più notizie. La valigia si è persa, gli indumenti della Running Evolution a cui tengo molto, e le altre cose acquistate per questa avventura, sono ormai andate !!! Dopo una settimana però il nostro presidente mi avvisa che la compagnia di bandiera scandinava SAS ha ritrovato il mio bagaglio a Copenaghen !!! Successivamente Oscar Coiro mi racconterà di essere stato chiamato da una hostess della SAS: aprendo la valigia e notando gli indumenti orange sono risaliti a lui cercando su internet il sito della nostra amata squadra, da quel giorno ribattezzata “San Running Evolution”. D’altra parte, per usare una frase di altri contesti sportivi … “La Running Evolution non si discute si ama” !!
Un saluto da un Orange Artico