Il popolo dei maratoneti

SIAMO un popolo sconfinato. Una folata di vento che attraversa le città e i continenti. Percorriamo la storia e la vita quotidiana vestiti di poco, umili e nobili come lo è ogni popolo che non abbia nulla da conquistare se non un’esistenza più degna. Siamo il democratico popolo dei maratoneti, tutti insieme sulla stessa strada e sotto lo stesso sole.

Nel toccare il fondo ci si scopre uguali, si accettano ritmi intimamente personali e al tempo stesso aggreganti, che mettono in secondo piano posture simmetriche, competitive, gerarchiche.

Milioni di uomini e donne che ogni giorno indossano le scarpe da corsa e fanno del gesto sportivo più naturale, un rito purificatore.

Una fuga quotidiana dall’ordinario. Via dalle convenzioni, via dalle sofisticazioni, via dalle mistificazioni. La corsa lava tutto quello che la giornata ha imbrattato.

Scorre dentro e lucida le pietre dei pensieri più grossi. Siamo una folata di vento che accarezza leggera le metropoli e le campagne, le coste e i monti. Noi ci siamo sempre, dovunque. Nelle strade delle città all’alba, prima del dilagare del traffico, o la sera quando nelle case si accendono luci e televisori. Nell’ombra estiva dei parchi e nel gelo dell’inverno. Non fuggiamo dalla pioggia, non ci arrendiamo alle torride estati. “In un mondo che urla e divora tempo e spazio senza fermarsi mai – scrive Massimiliano Boni – ci siamo noi corridori, piccoli eremiti della vita quotidiana. Ci sistemiamo ai margini, se siamo fortunati un marciapiede o un sentiero sterrato, altrimenti la parte più a destra della via, mentre a sinistra il mondo intero ci supera veloce  e ce ne andiamo per la nostra strada. Siamo all’apparenza umili, ma forse anche orgogliosi, addirittura un po’ presuntuosi. Non ci arrendiamo alle leggi della natura, e anzi le sfidiamo. Non ci adeguiamo alle regole del vivere comune, e scegliamo altre direzioni”.

Sempre ai bordi, ma protagonisti assoluti della nostra esistenza.

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