Le maratone in trasferta sono sempre una bella avventura. Ancora ricordo l’emozione di Berlino e di Atene, in tempi in cui tutto era diverso da oggi.
Oggi – anzi domenica 2 ottobre – si corre la maratona di Londra, una delle più partecipate al Mondo. Per dare una “metrica” rispetto ai nostri confini, nel 2019, sono arrivati quasi 42mila partecipanti.
Londra si corre attorno al Tamigi (come dire che Firenze si corre attorno all’Arno e Roma attorno al Tevere), con gli inevitabili passaggi al Tower Bridge ed a Buckingham Palace, in un clima sicuramente “misto” tra il vecchio della compianta Betty e il nuovo (si fa per dire) di quel carciofo di Charles per il quale, purtroppo per lui, mi viene sempre in mente lo scambio di battute – in Quattro matrimoni ed un funerale – in cui il nostro Charles (Hugh Grant), non riesce a convincere della sua esistenza in vita un altro invitato al matrimonio di Angus e Laura: “Non sia ridicolo! Charles è morto più di vent’anni fa!”.
Immagino gli scongiuri. Beh, ora Carlo III c’è (o ci fa? Nessuno lo sa).
A Londra, in mezzo a 42mila partecipanti, questa volta ci sono anche due dei nostri podisti (intendo … miei): Barbara ed il Comandante. La prima – peraltro – nella veste di pacemaker, si misurerà, con sicuro successo, in un contesto molto più ampio di quelli ai quali siamo abituati. La particolarità consiste nel fatto che, all’estero, le maratone sono un fenomeno di massa, in cui trovate anche la casalinga di Voghera e non, come da noi, il clima prossimo a quello olimpionico. E’ il motivo per il quale, contrariamente ai nostri concittadini che ci schifano, i turisti sono molto partecipi quando ci vedono, perché, nel loro paese, nelle maratone, c’è posto anche per loro. Forse, prima o poi, diventeremo adulti anche noi.
Il Comandante è, invece, un assoluto veterano delle trasferte. Credo che gli manchi solo Tokio e la lista delle majors sarà completata. Intanto, nonostante un allenamento poco più che modesto, sono certo che l’esperienza saprà portarlo al traguardo.
Anche i maratoneti posseggono del “mestiere” che, all’occorrenza, aiuta a superare i momenti critici.
Ad entrambi un pensiero affettuoso. Che la The King’s Marathon sia con loro. E lo sarà.