Ogni sorriso racconta una corsa

Dopo una gara vedo facce soddisfatte. Magari anche disfatte, ma liete di come è andata la mattina. Qualcuno contrariato esiste e ne fanno parte tre tipologie.

La prima tipologia è quella dei professionisti. Comprenderete bene che se uno, correndo, mette assieme il pranzo con la cena, un certo moto di disappunto deve pur manifestarlo qualora, per qualsivoglia motivo, non sia finito tra gli assoluti degni di premio, soprattutto se detto premio è in volgare moneta sonante.

La seconda tipologia è di quelli che, per un soffio, hanno “bucato” il personal best. Allenamenti su allenamenti, tabelle su tabelle, ripetute a morire e, alla fine, il tempo ha vinto ugualmente. Forse sarà per la prossima volta. O mai. Ed è questo il principale motivo di rammarico: non è detto che le condizioni favorevoli siano proprio dietro il primo angolo.

La terza tipologia è di quelli che non sono mai soddisfatti. Gli ultra-competitivi, quelli, per intenderci, che se non si sentono al 110% neppure partono. Si tratta di esagitati e, per fortuna, non dovrebbero essere poi così tanti.

Tutti gli altri siamo noi che con la corsa non ci mangiamo e le tabelle, da tempo, le abbiamo cestinate. Noi che, con l’allineamento dei pianeti, il personale lo ritocchiamo di sicuro. La volta successiva sarà al nuovo passaggio della Cometa di Halley.

Competitivi un pochino ma non esagitati. Solo quel tanto di brio che ci fa ricordare che  si tratta pur sempre di una competizione sportiva, magari disputata – tra i 1000 presenti – unicamente con l’occasionale sconosciuto avversario che, in molti casi, non incontreremo mai più. Dell’agonismo fine a sé stesso: dovessi schiattare… non mi faccio superare!

Come si fa ad essere tristi? Il tempo perso al ristoro, per non farci andare di traverso il goccio d’acqua sorbito al volo, o quello necessario per sistemare il laccio della scarpa misteriosamente allentato, il pezzo di strada camminato perché proprio nu je la famo più, quale effetto potranno avere alla fine? Invece di arrivare 200esimi di categoria, ci piazziamo venti righe più sotto nella classifica. Possiamo farcene più di una ragione.

In fin dei conti abbiamo fatto una cosa che volevamo fare (magari, non proprio, appena scesi dal letto), e male non è andata. Abbiamo fatto una chiacchiera, una sudata. Abbiamo passato qualche momento con i nostri simili, alcuni dei quali ci vogliono pure bene.

Perché non sorridere? Forse, prima, ci vuole ….

[Colonna sonora, controcorrente, che parte dalla notte di Napoli e finisce nel buio più scuro: Liberato, We Come From Napoli (Ultras Movie Extended Version); Franco Ricciardi, feat. Lucariello, Te siento (Max Steel Savastano Remix); Lucariello & Raiz, Aria (The Max Steel Immortal Remix); Vale Lambo, Nemici Miei (Max Steel Sangueblù Death Remix); Super Besse, Posmotri na Menia; Lebanon Hanover, Gallowdance (o’Maestrale Max Steel Ponticelli Version);  She Past Away, Kasvetli Kutlama (Max Steel Levante Family Remix); She Past Away, Durdu Dünya (o’ Munaciello Max Steel Secondigliano Remix)]

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