Quando ero più giovane e facevo sport agonisticamente ho corso tanto, ma come allenamento per altre discipline. Un anno fa, poi, un gruppo di amici mi ha proposto di farlo solo per… correre. Ho accettato subito perché avevo ed ho voglia di confrontarmi con me stesso, di esplorare limiti che non sono solo fisici, di guardare come sono dentro mentre il mio corpo, fuori, all'aperto, sotto il sole che scotta o la pioggia che batte sul viso, avanza, un piede davanti all'altro.
Tiburtino 2009. Privo di divisa sociale e di un vero allenamento, scarpe inadatte, non correvo 10 chilometri tutti insieme da più di vent'anni e non avevo mai partecipato ad una gara podistica in vita mia. Insomma, ignoravo se sarei riuscito a sopravvivere. Ma poi foto di gruppo, rito Maori del grande Mario Bonanno con iniziazione mia e dei miei amici esordienti e sono arrivato in fondo. Con la consapevolezza che non mi sarei fermato lì, ma che era solo l'inizio. E con l'assoluta certezza che alla gara successiva sarei partito con qualcosa di arancione addosso.
Poche gare, ancora, credo circa una ventina, quindi pochi ricordi. Forse il più bello, per ora, la prima mezza, quella di Fiumicino dello scorso febbraio. Uno scoglio superato, con la soddisfazione di essere riuscito a gestire una gara sconosciuta, portandola a termine non dico bene, ma almeno… ricordando perfettamente come mi chiamo!
Rocca Priora, Maggio 2010, circa a metà di una salita senza fine mi sono sentito decisamente… "poco bene", la respirazione era un ricordo, il cuore urlava, mi sono preoccupato e tra l'altro avevo ancora negli occhi e nella testa la tragedia di quel ragazzo che se ne era andato via appena pochi giorni prima sul percorso della mezza di Rieti; io ero lì, l'avevo visto e sono certamente rimasto impressionato e suggestionato. Così, unica volta sinora, ho camminato per qualche centinaio di metri, con un po' di disonore, sì, ma con la prudenza che a una certa età non può mancare quando sai che non sei allenato da poter strafare.
Purtroppo non sono superstizioso, peccato perché di sicuro mi divertirei con riti scaramanzie varie, ma non mi viene da pensarci! L'unica cosa che faccio (ma non so se vale) è gareggiare sempre con la canottiera orange in vista, magari sopra a due maglie ma… in vista!
Per ora direi un bradipo, ma sto cercando di inventare il tempo per allenarmi di più e meglio!
Ci penso tutte le volte che, trafelato, esco dal Tribunale tipo siluro, corro a casa, mi strappo la cravatta, mi infilo le scarpe da corsa e mi butto per strada, con il pensiero che dovrei essere altrove a scrivere un atto che scade o a preparare un contratto che il cliente mi ha chiesto con urgenza. Ma poi… un piede davanti all'altro, avanzo, e il contratto prende forma nella mia testa, ci metterò di certo non più di un minuto a scriverlo. E il pensiero di smettere non lo ricordo più.
È il ricordo brutto, quello di Rocca Priora di cui ho detto prima.
Sentire me stesso come non è possibile fare quando sono travolto dalla quotidianità della vita; poter pensare alle persone che amo con animo sereno e libero da condizionamenti; sentirmi piccolo di fronte al mondo ed alla natura, le cui forze (il caldo, la pioggia, il vento) sembrano ostacolarmi, ma quando mi lascio andare dietro alle gambe che corrono sento come, in realtà, mi aiutano a farmi comprendere che per quanto piccolo di quel mondo e della natura sono parte viva.
Voglio assolutamente correre la maratona, ma… per ora non la ho nelle gambe e tanto meno nella testa. Però, come dice una persona che mi conosce bene, nella vita sono un po' un maratoneta, sicché non ci sono dubbi: la correrò!!