Sul tappeto, no

Fa freddo o piove. Qualche volta piove e fa freddo. Il clima, di questi tempi, fa il suo mestiere. Non c’è di che stupirci più di tanto. In quanto esseri umani, costituiti più da debolezze che da pregi, di correre in strada non ci va. Perché non farlo sul tapis roulant?

In effetti, la situazione è molto più comoda e, a seconda del contesto, perfino a la page. Circondati di “belle persone”, impostato il programma (durata, pendenza, velocità), si può sgambettare e godersi – se si vuole – anche una intera stagione di … su Netflix. Anche se, in palestra, spesso propongono tempi contingentati che per un runner, anche di basso livello, non consentono di correre per più di una decina di chilometri.

Meglio di niente, si potrebbe dire.

Ebbene, no. E’ meglio niente.

La corsa non è una “simulazione” ma richiede anche il confronto con l’ambiente esterno. Anzitutto perché tutto il tempo che ci vuole per “acchittarsi” per andare in palestra, per scendere subito in strada ne basta meno della metà. Ma è l’ambiente quello che conta. La strada (il parco o quello che è), non è regolare, non è artificiale. Richiede attenzione, richiede prudenza, richiede che la nostra corsa non sia estraniante (anche se pensiamo alle bollette da pagare, o alla vacanza ai tropici). Occorre essere “presenti”, senza trucchi.

Puoi pensare anche all’ultima puntata del tuo serial preferito, ma restando sempre “presente” a te stesso ed al mondo che ti circonda. Ci vuole un attimo, per schiantarsi al suolo, o peggio…

L’ambiente esterno, dunque. Con i vantaggi e gli svantaggi, tuttavia molto più “vicino” alle realtà delle gare che non una confortevole situazione artificiosa. Il conto del “tappeto” arriva quando poi si corre per “davvero” alla prossima Mezza o alla prossima Maratona.

Poi, come si è capito, conta anche l’ambiente “interno”. Nel mentre con una parte teniamo sotto controllo (si spera) il contesto, con l’altra siamo immersi in noi stessi, come se nuotassimo in mare aperto (che non è una grande piscina…).

Correre ha pertanto un prezzo ed il “tappeto” non è la moneta con la quale pagarlo.

[Un ricordo: lungo il Mandrione c’era una palestra di pugilato. Mentre correndo passavo di fronte si vedeva una vetrata con gente che correva sui tappeti. Invece che stare all’aperto preferivano il chiuso… oggi quella palestra non esiste più…]

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