Un feticismo del podista: le magliette

Ieri ho dato la periodica “sistemata” alle magliette tecniche che mi sono state regalate alle gare (beh, regalate …). E so, per certo, che tutti fate esattamente come me.

Ogni tanto si tratta di una operazione fisiologica. Se facciamo – poniamo il caso – 20 gare l’anno, la nostra “collezione” cresce annualmente di pari unità, il che, dopo qualche anno, finisce per affollare lo spazio teoricamente disponibile.

L’operazione è, quindi, funzionale ad una “sistemazione” che, in molti casi, significa trovare una nuova “collocazione” per qualcuno di detti manufatti “tecnici”. Cosa, non facile. Le buttiamo, regaliamo, bruciamo?

Forse si tratta di una nuova forma di feticismo, ma il podista, in genere, conserva gelosamente queste testimonianze del passato. In effetti, si tratta di una sorta di documentazione, in forma tessile, per ricordare degli avvenimenti.

A vederle, si ridestano le sensazioni, le emozioni delle gare che hanno portato al loro conseguimento.

Alcune, poi, sono oggettivamente belle, ma non è questo il motivo per cui le conserviamo. Esse testimoniano una “appartenenza”, un mondo in cui i “gradi” sono visibili (specie quando ci alleniamo) e li portiamo addosso.

Le varie declinazioni colorate della “Trenta del Mare di Roma” (gradiente termico che rammento bene quando ho visto ogni stella del creato) e della RomaOstia (in ogni luogo ne vedi una indosso ad un podista e riesci, con passabile approssimazione, ad indovinare financo l’edizione).

Che dire della bella (e comoda) maglietta del “decennale” degli Oranges? Chi la possiede non può dimenticare quella domenica alle “Ville Tuscolane”, testimoniata da una foto emblematica di fronte ad un quadro con tutti i nomi di quanti hanno, pure una sola volta, indossato i colori arancioni.

A seguire vengono – va da sé – quelle delle maratone. Da Firenze dalla lunga manica, a quelle di ColleMar-athon (che indosso con il doveroso rispetto che meritano), alle ultime della Maratona di Roma (prima erano di ‘vile’ cotone). Quella di Venezia dell’Uragano … come dimenticare?

Seguono un numero incredibile di quelle sulle distanze brevi: CorriRoma, Miguel, Granai …

Noi eravamo lì. Qualche pezzo di vita ritorna prepotentemente alla mente. Un personale. Una giornata sfortunata. Un infortunio. Una condivisione (per es., il caffè con il Pirata). Tutto – o quasi – torna.

Ogni tanto, per mantenere vivo il ricordo, indossiamo il nostro feticcio.

Di certo c’è anche la vanità. Se intravedi una maglietta dell’Elbaman o del “Passatore” o della prima edizione della “6 ore di Roma”, puoi star sicuro della presenza di una componente leggermente esibizionistica. Pienamente giustificata.

Eccole qui, in un mucchio, come le pagine di un diario. Da sfogliare, ogni tanto, per guardare avanti ed aggiungere nuovi ricordi.

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