We Night Rome

La We Run Rome l’ho corsa una sola volta (la prima edizione). Successivamente la sua collocazione l’ultimo giorno dell’anno l’ha fatta finire decisamente ai margini del calendario podistico.

Comprendo perfettamente la suggestione della proposta, ma gli organizzatori non hanno idea che mentre qualcuno ha tempo di correre altri sono affaccendati nella preparando del cotechino e delle lenticchie, operazioni che, fatte a modino, hanno le loro procedure. L’ultimo dell’anno presentarsi sudati può anche andare, ma non senza il corretto accompagnamento alimentare.

Il suo spostamento è stato dunque propizio, assieme ad un viaggio di lavoro cancellato dall’agenda all’ultimo minuto, per rivivere questa “Night Run”.

Una prima lamentela. I gazebi delle squadre sparsi non-si-sa-dove, benché lungo i Fori Imperiali lo spazio proprio non mancava. Dal punto di vista logistico, questa gara ha comportato molti spostamenti, rendendo non profittevole l’ipotesi di birrata finale. Forse con una partenza anticipata, il sabato notte resterebbe ancor più vivibile.

La gara è stata molto partecipata, con un mare di persone rese indistinguibili dalla maglietta granata che, soppiantando le abituali canotte, non ha consentito di poter riconoscere quasi nessuno (una doverosa eccezione: Paola Cenni). Noi, da vecchi lupi dell’asfalto, abbiamo scelto la nostra canotta d’ordinanza. Scelta azzeccata, dato il caldo che ci ha avvolto in un sudario solo, di quando in quando, allietato da una leggera brezza.

Il percorso lo conoscete, così come le pendenze che Roma non risparmia, a cominciare dall’arrampicata verso il Pincio o, sul finale, l’assalto al Colosseo.

Segnalo una stravaganza mai accaduta prima. Al ristoro – a metà della fatica – ti davano una bottiglia d’acqua nell’inconsueto formato da 2 litri. Inutile parlare dello spreco e dell’impossibilità di portarsi dietro il beveraggio, cosa possibile con le ordinarie bottiglie da mezzo litro.

Cosa resta di questa gara notturna?

Anzitutto la bellezza della nostra città. Possiamo parlarne male finché vogliamo, ma se uno si guarda intorno, al netto del sindaco di turno, non può che rimanere affascinato della nostra totale assenza di meriti su quanto qualcuno ci ha lasciato. Un’altra cosa che mi ha rallegrato è stato il gran numero di “novizi”, cioè di coloro che muovevano formalmente i loro primi passi nel nostro mondo.

Ognuno di loro (maschi o femmine che fossero) erano accompagnati da un personal pacer che rendeva l’esperienza molto meno traumatica ed una vera “impresa” in un contesto segnato da tanta partecipazione, da serbare un bel ricordo fosse pure l’ultima volta in scarpette. Molto partecipata, dicevamo: recuperando gli iscritti di dicembre, hanno fatto il pieno, come non si vedeva da tempo. Un buon segnale, se guardiamo al bicchiere mezzo pieno.

Per chiudere, due persone degne di nota che erano nuovamente con noi. Andrea Moccia è il primo. Lisa Maniago, la seconda. Per entrambi un “ben ritrovati”. Ci sono le nuove leve, ma, per fortuna, ci sono anche i veterani.

[Colonna sonora: Electronic, Gettin Away With It (Wolf Extended); Darin, Superstar (Max Steel We-Night-Run Remix)]

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